Vogliamo i documenti in possesso dei servizi. È la richiesta avanzata mercoledì scorso dalla famiglia di Emanuela Orlandi: una richiesta formale di accesso agli atti riguardanti il caso della giovane irrisolto da quaranta anni. La richiesta è stata rivolta al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano in qualità di delegato ai Servizi di Informazioni e di Sicurezza. L'avvocato Laura Sgrò chiede accesso ai documenti riferibili al "caso Orlandi", anche se coperti da segreto di Stato, per ragioni di "evidente interesse della famiglia". La richiesta arriva perché dalla documentazione in possesso della famiglia Orlandi "risulta che il Sismi, ora Aise, abbia certamente compiuto delle attività di indagine sul sequestro di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori", spiega Sgrò. Si tratterebbe di tre faldoni di documentazioni che a suo tempo, nel 1993, erano stati richiesti nell'ambito delle indagini sull'attentato a Giovanni Paolo II ma che di fatto rimasero fisicamente nella sede del Sismi di via dei Selci.
Laura Sgrò © Imagoeconomica
La stanza era stata sigillata affinché rimanesse nella disponibilità del magistrato che aveva richiesto l'accesso ai documenti. Un alto funzionario del Sismi aveva infatti rappresentato la necessità del vincolo della vietata divulgazione, in quanto la documentazione conteneva dati concernenti persone, strutture ed attività che rivestivano carattere di riservatezza, in particolare per quanto riguarda i rapporti con taluni servizi esteri collegati. Successivamente era stato il giudice istruttore Adele Rando, in relazione al procedimento penale contro 'ignoti' sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, a chiedere l'immediata acquisizione di quella documentazione ma quei dossier non sono mai confluita nei fascicoli relativi alle inchieste svolte dalla Procura di Roma, secondo quanto risulta alla famiglia Orlandi. Di qui la richiesta di accedere a quei documenti perché sulla vicenda di Emanuela Orlandi, nonostante siano passati quaranta anni dal suo sequestro, "non sappiamo praticamente nulla", sottolinea l'avvocato Laura Sgrò.
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