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I boschi sono alla base di una serie di equilibri biosferici e servizi ecosistemici che riguardano la composizione ottimale dell’atmosfera, la mitigazione degli estremi climatici, la regolazione e mantenimento delle fonti idriche, la produzione di humus e nutrienti, la tutela della biodiversità, la produzione di materiali utili all’uomo. La loro distruzione porta al degrado ambientale non solo a scala locale, ma si ripercuote su tutti i comparti compresi quelli antropici, favorendo degrado idro-geologico, frane e smottamenti, perdita della fertilità dei suoli, desertificazione, peggioramento delle condizioni climatiche, perdita della diversità animale e vegetale. Secondo i dati ISTAT, qualora servissero a ricordarcelo, la Sicilia è ormai da diversi anni la regione più colpita dagli incendi con la maggiore superficie  di territorio devastato.
Solo una minima parte degli incendi sono “spontanei” e riguardano prevalentemente l’azione di fulmini sui boschi. Tra le cause degli incendi boschivi di grandi dimensioni è sicuramente l’inesistenza di efficienti sistemi di monitoraggio ma, soprattutto, la totale assenza di interventi inerenti  alla  prevenzione: insomma scontiamo il prezzo, in Italia in genere, di una totale assenza di serie politiche ambientali, ed oggi, quando sembra orami tardi, paghiamo il prezzo di questa grave assenza.
Ma cosa, e chi, si cela dietro gli incendi? Ci si domanda chi potrebbe guadagnarci dalla devastazione di migliaia di ettari di macchia mediterranea.
In passato gli incendi erano utilizzati per “pulire” l’ambiente per la speculazione edilizia (soprattutto a quote basse) e per aumentare le superfici a pascolo (nelle zone montane). Attualmente sembra che a guadagnarci siano le ditte che gestiscono i servizi anti-incendio e ricevono i proventi in base al numero delle “chiamate” e i grandi consorzi addetti a interventi di rimboschimento, spesso basati su criteri industriali.
Si ipotizzano inoltre accordi collusivi che alterano il mercato e fanno lievitare i costi del servizio aereo antincendio ed anche la possibilità che si scatenino incendi disastrosi per aumentare gli interventi. È essenziale che il servizio aereo antincendio torni completamente in mano pubblica e sia ripensato implementando la flotta con un consistente numero di velivoli moderni e di agevole impiego compresi droni per il telerilevamento costante.
Qualcuno addita come responsabili anche i lavoratori forestali siciliani, quelli del bacino dei precari da 78, 101 o 151 giornate all’anno, che così si garantirebbero il lavoro, ma su questo punto Tonino Russo Segretario Gen. FLAI CGIL Sicilia ci dice che “i forestali  sono lavoratori a tempo determinato che non hanno nessun interesse nell’incendiare il territorio, le loro giornate sono garantite per legge, da contratto, sia che lavorino nello spegnimento degli incendi sia che non lo facciano, anzi, gli interventi in situazioni difficili li espongono al rischio anche della vita, così come purtroppo dimostra la morte,  proprio qualche  giorno fa, del forestale di Monreale...” e aggiunge "gli interessi vanno cercati altrove, in ambienti in cui circola tantissimo denaro e in cui il territorio, col suo sfruttamento, può diventare fonte di guadagno illecito... Noi come sindacato da anni chiediamo l’istituzione di un pool di investigatori e di magistrati che si occupino soltanto di questo, che riescano con le loro indagini a risalire, e a colpire  con precisione, la vera regia di tutto ciò".
L’abbandono del territorio in generale è una delle concause chiaramente, oltre il dolo, i terreni privati che, nonostante le ordinanze dei sindaci, non vengono sottoposti a manutenzione, uno scarso e insufficiente lavoro della forestale, la mancanza di fondi che costringe l’ANAS a non fare la giusta manutenzione alle strade con sterpaglie ai bordi di strade e autostrade che in caso di incendio non fanno altre che innescare micce, la strade ex provinciali completamente abbandonate etc… La politica regionale e nazionale quindi, come sempre, è chiamata ad una assunzione doverosa di responsabilità.
Insomma, è chiaro che dietro lo “sfregio” al nostro territorio, unico per varietà e caratteristiche, si muovono interessi economici e quindi criminali, per contrastare i quali se da un lato serve anche il controllo, la repressione e l’inasprimento delle pene per i reati connessi, dall’altro va affiancato a questo una efficace  pianificazione e progettazione in ambito ambientale:occorre ripensare integralmente il sistema “Italia”, un territorio bellissimo ma fragile e che deve essere gestito correttamente per evitare che finisca preda sia dei danni causati chiaramente dal cambiamento climatico che dalla mano criminale di persone prive di scrupoli. Politiche ambientali vere e che mettano al centro la salvaguardia e la tutela dell’ambiente senza esitazioni e sconti di nessun tipo.

Foto © Imagoeconomica

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