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Prestato alla Sala Stampa della Camera dei Deputati il libro “Dietro tutte le trame. Gianfranco Alliata e le origini della strategia della tensione” (Donzelli editore)

Un protagonista ha vissuto per oltre cinquant'anni coinvolto negli eventi eversivi italiani. Lo troviamo al fianco del presidente degli Stati Uniti e al tavolo da poker con Tommaso Buscetta. Ha partecipato alla fondazione di una massoneria universale e ha avuto relazioni con la Rosa dei Venti, Junio Valerio Borghese, i vertici militari, diplomatici e affaristi. Parliamo di Gianfranco Alliata di Montereale, principe palermitano, che ha evitato incriminazioni dopo l'accusa di essere coinvolto nella prima strage della Repubblica, l'eccidio di Portella della Ginestra. Il suo accusatore fu avvelenato in carcere.
La vita di Alliata è stata tenuta nell'ombra fino a quando il magistrato Giovanni Tamburino condusse un'inchiesta nel 1974 a Padova contro la struttura eversiva neofascista nota come Rosa dei Venti. Il saggio di Tamburino fa luce su questa entità poco nota, utilizzando una ricca documentazione inedita proveniente dall'Archivio storico della Camera, atti giudiziari e fonti finora inesplorate. Questa ricerca svela connessioni impensabili tra organizzazioni quali mafie, gruppi neofascisti, massoneria segreta, servizi segreti deviati e individui quali assassini, giudici corrotti, generali infedeli e politicanti.
Questa scoperta richiede una profonda reinterpretazione dell'era del terrorismo: un'era segnata da una saldatura tra una zona grigia e la rete di destra eversiva.
Il libro è stato presentato alla sala stampa della Camera dei deputati con la partecipazione dell'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato, l'onorevole nonché componente della commissione antimafia Stefania Ascari, Maurizio Fiasco, già consulente della commissione antimafia e sociologo e dello stesso ex magistrato Tamburino (collegato da remoto).
"Il giudice istruttore di Padova che nel 1974 ha preparato la documentazione dell’inchiesta sulla Rosa dei Venti, un gruppo eversivo di estrema destra che ebbe ormai dimostrate relazioni col servizio segreto italiano e con la massoneria. Dopo qualche mese però, il 30 dicembre 1974, l’indagine gli viene tolta da una sentenza della corte di cassazione e nel 75 tutto terminò" ha detto Stefani Ascari.


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Roberto Scarpinato


Se in quell'occasione "si fosse dipanato il bandolo della matassa, com’era effettivamente possibile già allora, probabilmente nel tempo sarebbero state risparmiate centinaia di vittime. Oggi dopo molti anni Tamburino ricostruisce la sostanza delle proprie indagini incrociandole con tanti altri processi successivi. Non si tratta di una ricostruzione solo documentale ma si tratta di un grande patrimonio di cui avere cura e che per noi e prevenzione e formazione" ha concluso la onorevole.
"In nessun paese europeo si è verificato come è avvenuto nell'Italia del secondo dopo guerra, una sequenza così lunga e ininterrotta di stragi, di omicidi politici e omicidi camuffati da suicidi" ha ricordato il sentore Roberto Scarpinato. La nascita della Repubblica "è stato tenuto a battesimo con una strage" quella di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947. Una sequenza che è si è apparentemente fermata con le stragi del 1992-1993.
"Si tratta di stragi che come Tamburino ha messo in luce hanno tutte un unico filo conduttore: sono espressione di una guerra civile a bassa intensità e di una lotta politica che è stata condotta sin dei albori della Repubblica dalla componente più reazionaria del paese che mai hanno accettato il nuovo patto sociale sancito dalla Costituzione del 1948" e che si sono mosse per stravolgerla "creando una Repubblica presidenziale" di stampo autoritario.
Questa componente reazionaria ha agito come "un unico sistema integrato" ed è ha avuto origine con riciclo dei fascisti della Repubblica Sociale Italiana, i quali sono confluiti in centri "strategici dello Stato quali servizi segreti, polizia, esercito e in parte hanno dato vita a varie formazioni politiche neofasciste variamente denominate 'Ordine nuovo', 'Avanguardia nazionale', 'Ordine nero' o 'Terza posizione'.
Molto di "queste forze reazionarie nazionali hanno utilizzato l’alibi dell’anticomunismo come giustificazione e copertura di azioni criminali finalizzati in realtà solo a garantire i loro privilegi".
Proprio perché le stragi sono state espressione di un potere hanno tutte in comune i depistaggi "posti in essere degli apparati statali per impedire ai magistrati di risalire dagli esecutori ai mandanti politici".
Non è dietrologia, ha ricordato Scarpinato elencano la lunga lista degli uomini di Stato condannati con sentenza definitiva per depistaggio: come il generale Gian Adelio Maletti e il capitano Antonio La Bruna per la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969; il generale Pietro Musumeci e il colonello Giuseppe Belmonte che per questo motivo sono stati condannati con sentenze definitive unitamente a Francesco Pazienza altro importane agente segreto collegato con i servizi americani. La stessa 'mano' ha agito dopo le stragi del 1992 - 1993: hanno "fatto sparire tutti i documenti che si trovavano nella casa di Salvatore Riina ingannando la procura della Repubblica"; "hanno fatto spedire l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino pochi minuti dopo l’esplosione"; "hanno fatto capire i file e l'agenda elettronica di Giovanni Falcone" e "hanno creato dei falsi collaboratori di giustizia come Vincenzo Scarantino". Tutto questo in nome di una guerra contro la democrazia repubblicana nata dalla resistenza.
L'ex magistrato Giovanni Tamburino nel suo intervento finale ha lanciato un appello: "Conosciamo molto molto di più di allora. Però non conosciamo probabilmente tutto, anzi non conosciamo tutto. Certamente ancora occorrono sviluppi e approfondimenti. Ma soprattutto serve una grande attenzione perché la verità non sia dimenticata o alterata”.

Foto © Imagoeconomica

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