Il giornalista ha ricordato il suo rapporto con Andrea Purgatori e anticipa: “Possibili novità sul caso Santanchè”
“Andrea, secondo me, era unico per due ragioni. La prima è che era uno dei pochi della carta stampata ad aver funzionato in tv. Lui era un narratore nato, indipendentemente dal mezzo. E questo perché metteva davanti i fatti e i loro collegamenti. Quello che mi mancherà di più infatti è che forse era l'ultimo rimasto oltre a noi a cercare i legami tra P2, servizi, mafia e politica”. Queste le parole che il giornalista Sigfrido Ranucci ha pronunciato ai microfoni del quotidiano “La Stampa” per ricordare il suo collega e amico Andrea Purgatori, che si è spento il 19 luglio scorso all’età di 70 anni. Anche se i due giornalisti non hanno mai lavorato insieme, sono sempre stati legati dai temi che hanno contraddistinto le inchieste di Purgatori, soprattutto mafia, massoneria e servizi segreti deviati. A dimostrarlo è anche il progetto che i due giornalisti hanno messo in cantiere per il prossimo autunno: “Ci sentivamo spesso - ha ricordato Ranucci - e avevamo deciso di preparare alcune puntate a reti unificate sulla mafia, sul modello Santoro-Costanzo. Ho scritto un libro con Nicola Biondo, Il patto, e Andrea era venuto a presentarlo. C'era pure Nicola Zingaretti e ipotizzammo anche una fiction sulla trattativa Stato-mafia”. Proprio sulla trattativa Stato-mafia, Ranucci ha sottolineato che occorre aspettare la sentenza, ma tutti i gradi di giudizio hanno stabilito che il fatto non costituisce reato, e questo dimostra che in realtà “la trattativa c'è stata”. E ancora: “Dicono che magistrati e giornalisti hanno fatto carriera parlandone, ma gli unici a cui è successo sono i carabinieri del Ros e i politici. Ricordo, tra l'altro, che il primo a usare quel termine fu lo stesso colonnello Mori a proposito dei suoi contatti con Ciancimino”. Su Silvio Berlusconi, invece, Ranucci ha ricordato la sua discesa in campo avvenuta in contemporanea con la fine delle stragi. “Sappiamo anche che il tentativo di farsi partito di Cosa nostra con le leghe del sud e attraverso la P2 cessó improvvisamente. Molte di quelle persone finirono in Forza Italia”. Ma l’intervista a Ranucci prosegue con un consiglio rivolto direttamente alla premier Giorgia Meloni: “Credo nella sua antimafia e lo dico anche in base alle nostre inchieste. Ritengo però che debba tenere gli occhi più aperti perché ogni partito che si espande velocemente come Fdi, rischia qualche tipo di infiltrazione.” Infine, Ranucci ha spiegato che le prossime puntate di Report non saranno più trasmesse nel serale del lunedì, ma la domenica sera, tra l’altro, puntate che potrebbero presentare “qualche altra sorpresa” sul ministro Daniela Santanchè.
Fonte: La Stampa
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