La ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata chiamata a riferire in Senato nella seduta di ieri per chiarire la sua versione dei fatti in merito all'inchiesta che riguarda alcune aziende a lei legate.
Tuttavia le dichiarazioni rese non forniscono spiegazioni sufficienti a fugare le forti perplessità sull’opportunità della sua permanenza al Governo.
Anzi, prima si è scagliata contro la Stampa: “Sono una imprenditrice vittima di una campagna diffamatoria di odio”, ha detto. Occorre ricordare che i fatti che gli vengono contestati sono documentati, riscontrati e oggetto di indagine della magistratura. Per il mancato pagamento del tfr ai dipendenti della Ki Group è in corso un procedimento davanti al Tribunale fallimentare di Milano. Un altro procedimento riguarda la dipendente di Visibilia costretta a lavorare nel periodo di cassa integrazione a zero ore in carico allo Stato, ed è in corso preso il Tribunale di Roma. La stessa dipendente è stata audita dalla Consob. Un ulteriore procedimento penale su Visibilia è in corso invece presso la Procura di Milano.
"Giuro sul mio onore di non essere indagata" ha aggiunto. Tuttavia l'iscrizione nel registro degli indagati della ministra non è più secretata, come invece era il 2 novembre 2022, data in cui si diffuse la notizia della indagine da parte della Procura di Milano per falso in bilancio sulla galassia societaria Visibilia. Da quanto si apprende, l'iscrizione non è più secretata da mesi: lo era quando il legale della ministra aveva presentato richiesta di conoscere la posizione della sua assistita secondo il modello 335. Va ricordato che l'iscrizione sul registro degli indagati è comunque compatibile con il mancato invio di un avviso di garanzia.
Sono ormai noti i contenuti delle inchieste giornalistiche che hanno coinvolto la ministra del Turismo Daniela Santanchè già dal novembre 2022.
Già nel 2011 che all’epoca dei fatti ricopriva la carica di senatrice e di sottosegretario, aveva partecipato all’acquisizione del gruppo Ki Group S.p.A., attivo nella distribuzione dell’alimentare biologico.
Nel 2017 il vecchio amministratore delegato, rimasto in carica anche a seguito della citata acquisizione e negli anni in cui il gruppo registra fatturati altissimi, fino a toccare i 55 milioni di euro, aveva abbandonato il suo ruolo e la gestione diretta del gruppo era passata a Santanché, all’allora compagno Canio Mazzaro e ad alcuni dei loro familiari.
Secondo quanto riportato nelle inchieste giornalistiche di Report e del 'Fatto' da quel momento per Ki Group inizia il declino: già nel 2018 il gruppo aveva accumulato 8 milioni di euro di debito nei confronti dei fornitori, che oltre a grandi marchi del biologico includono anche decine di piccole e medie imprese del made in Italy del settore. Le dichiarazioni rilasciate ai giornalisti del programma “Report” dai diretti interessati hanno testimoniato un coinvolgimento diretto della ministra nell’assicurare il pagamento delle forniture.
Dal 2019 i bilanci della società sono stati sistematicamente bocciati dalla società di revisione, mentre i crediti dei fornitori venivano trasferiti alla neonata Ki Group S.r.l.. Alla chiusura del bilancio del 2021, dopo soli 2 anni di attività, il debito nei confronti dei fornitori ammontava già a oltre 3 milioni di euro e rispetto al momento della quotazione in borsa la società passa in 9 anni da un valore di 35 milioni a 466 mila euro. Di contro, secondo quanto evidenziato nell’inchiesta, la ministra aveva incassato per le cariche sociali 2 milioni e mezzo di euro e il suo socio, Canio Mazzaro, circa 6 milioni di euro.
La voce degli ex dipendenti
Le testimonianze degli ex dipendenti di Ki Group sono desolanti e smentiscono quanto sostenuto dalla ministra nell’aula del Senato: l’ammontare complessivo delle liquidazioni che devono essere ancora pagate è di circa 800 mila euro e sono centinaia i dipendenti che aspettano ancora il versamento del trattamento di fine rapporto.
“Non ho nulla contro il ministro Santanchè, per me può fare quello che vuole nella vita. Ho lavorato in quell’azienda per 30 anni.
Ho dato le dimissioni a settembre 2022 e a novembre avrei dovuto incassare 44mila euro come ultima parte del tfr. Mi è arrivata la busta ma il bonifico non è mai arrivato”, ha raccontato Monica Lasagna, che lavorava in amministrazione.
“Per me, lavorare per un senatore era sinonimo di garanzia. Per cui è stato un doppio smacco il fatto di ritrovarmi al 5 di luglio con il bonifico non ancora arrivato. Nel non sentire più nessuno e nel non vedere i soldi mi sono sentita presa in giro”, spiega l’ex dipendente. “Ho sentito il ministro durante il suo intervento che con Ki Group non c’entrava niente. Non entro nel merito ma so che, per quanto mi riguarda, avevo contatti non dico quotidiani ma quasi con la dottoressa e che buona parte delle cose che andavo a fare erano sotto sue direttive. Avevamo riunioni quindicinali con la forza vendite: ci riunivamo in delle video call e lei ci dava istruzioni”, ha spiegato Lasagna.
E in effetti durante il suo intervento in aula Santanchè ha negato di aver “avuto partecipazioni nel settore dell’alimentare biologico, come molti media hanno raccontato, la mia partecipazione in Ki Group non ha mai superato il 5%”. La ministra ha inoltre sostenuto di non aver avuto niente a che fare con la società del biologico, che era gestita dall’ex compagno Canio Mazzaro e dal figlio Lorenzo. “Per noi in amministrazione il riferimento era il figlio di Santanchè, Lorenzo Mazzaro, che per qualsiasi cosa chiamava la mamma per chiedere l’autorizzazione. Noi dovevamo seguire i suoi ordini”, ha raccontato invece Raffaella Caputo, altra ex dipendente della Ki Group comparsa alla conferenza stampa organizzata dal Movimento 5 stelle. “Ho lavorato per Ki Group per 22 anni – ha raccontato Caputo – Anche io aspetto un tfr pari a circa 38mila euro lordi. Noi pensavamo di essere salvate dalla senatrice quando è subentrata nell’azienda, invece c’è stato solo un declino giorno per giorno. La Ki Group purtroppo ha fatto questa fine, era un’azienda leader nel biologico. Una parte di dipendenti è riuscita a recuperare il tfr, mentre a noi, facendo parte dell’amministrazione, prima hanno fatto fare la cassa integrazione, poi ad agosto ci hanno fatto rientrare e ci hanno consegnato la lettera di licenziamento”. Ennio Cecchinato, invece, per la società del biologico faceva l’agente di commercio fin dal 1998: “Avanzo 64mila euro circa – ha raccontato – Noi agenti ci siamo trovati di fronte a un buco: facevamo gli ordini e non arrivava la merce, e l’azienda andava giù. Nelle ultime riunioni, soprattutto, la dottoressa Santanchè era presente, noi dovevamo riferire a lei. Queste sono cifre che ci spettano, per il nostro sostentamento. Chiediamo alla dottoressa Santanchè di onorare i suoi doveri”. Durante la conferenza stampa con Conte, Stefano Patuanelli e Alessandra Maiorino, è intervenuto anche l’avvocato Davide Carbone, che assiste gli ex dipendenti di Ki Group: “Fa piacere che la dottoressa Santanchè si sia assunta l’impegno di saldare qualsiasi debito, siamo contentissimi – ha detto il legale – La speranza è che mantenga le promesse. Ci diamo il tempo della giustizia, a settembre scadono i termini del suo concordato e staremo a vedere se alle parole seguiranno i fatti”.
Sulla questione la ministra ha controreplicato. Il suo ufficio stampa, infatti, ha diffuso una nota in cui si legge: “In merito alla presenza in Aula e in conferenza stampa di alcuni dipendenti della società Ki Group – di cui il Ministro Santanchè detiene solo il 5% delle azioni e non ha avuto negli ultimi anni la gestione diretta né alcun incarico – si evidenzia che per quanto sia a conoscenza del Ministro del Turismo, la loro situazione verrà a breve definita e la società stessa provvederà alla liquidazione secondo i termini stabiliti nel concordato. Inoltre, al contrario di quanto erroneamente riportato da alcune agenzie di stampa, si segnala che nessun dipendente del Gruppo Visibilia era presente in Aula e alla conferenza stampa”.
Nelle inchieste si dà conto anche di alcune chat tra Santanché e uno degli ultimi dipendenti rimasti, che dimostrano il suo diretto coinvolgimento nella direzione della società fino a buona parte del 2022 e quindi anche nel periodo in cui sono avvenuti i licenziamenti e i mancati versamenti dei trattamenti di fine rapporto.
Irregolarità finanziarie
Sarebbero emerse anche delle irregolarità e operazioni finanziarie fumose nella gestione di un’altra delle società di cui è socia la ministra, la Visibilia editore S.p.A., proprietaria di numerose riviste: anche in questo caso, i bilanci sono in costante passivo e anche in questo caso è stata sottolineata la prassi già adottata di celare le perdite mediante la costituzione di nuove società, con operazioni finanziarie spregiudicate e artifizi contabili.
Circa la paventata estraneità ai fatti contestati, appare utile sottolineare che nella dichiarazione patrimoniale depositata dalla Ministra presso gli uffici del Senato nel 2022, la stessa risulta proprietaria del 95 per cento delle azioni di Visibilia S.r.l. e di Immobiliare Dani S.r.l.. Nel corso della XVIII Legislatura la dichiarazione patrimoniale è stata depositata come invariata per tutti gli anni dal 2018 al 2022 ed evidenzia come la Ministra fosse amministratore unico di Visibilia S.r.l., amministratore delegato di Visibilia editore S.p.A. e presidente del consiglio di amministrazione di Ki Group S.p.A.
Nel 2017 vengono licenziati tutti i dipendenti dei giornali che fanno capo a Visibilia editore che, nel 2019, per far fronte a una grave crisi di liquidità, aveva ottenuto un prestito di circa 3 milioni di euro da una società di investimento degli Emirati arabi, la Negma. Emerge dalle inchieste giornalistiche che si tratterebbe di un prestito obbligazionario convertibile, che ha consentito al fondo che lo ha erogato di decidere liberamente quando convertire le obbligazioni in azioni e che, attraverso quella che viene definita una vera e propria manipolazione del mercato azionario, ha portato al crollo per il 98 per cento del valore delle azioni di Visibilia. Al contrario le plusvalenze ottenute da Negma sarebbero state sproporzionate rispetto al prestito erogato.
A seguito della denuncia da parte di un’azionista di minoranza, diversi tra i maggiori quotidiani nazionali hanno pubblicato articoli nei quali si riferisce delle relazioni tecniche depositate alla Procura di Milano dai consulenti dei pubblici ministeri che indagano per falso in bilancio e bancarotta: “ingiustificate sopravvalutazioni degli avviamenti societari, mancate o tardive svalutazioni di crediti infragruppo e verso clienti insolventi, cessioni di rami d’azienda finalizzate alla creazione di plusvalenze fittizie”.
Al Senato la ministra ha sorvolato le accuse scritte nella perizia: “Ho fatto ricorso a strumenti messi a disposizione di tutte le imprese dalle leggi ancora vigenti. Il mio progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di quello di altre aziende nelle stesse condizioni. Essere un imprenditore e anche un politico non significa che gli sia proibito fare ricorso alle leggi vigenti, non ho avuto favoritismi ma nemmeno ci deve essere un’indebita penalizzazione ad personam", ha detto. “Per 30 anni dal mio gruppo nessuno mi ha mai accusato di nulla. Oggi i miei collaboratori sapranno portare avanti la società, essendo io socia di minoranza", ha continuato.
Risulta inoltre che già lo scorso novembre era stato chiesto il fallimento dell’azienda, evitato da parte della ministra con il pagamento in extremis di una parte dei debiti, e per i quali si apprende che i suoi legali abbiano proposto all’Agenzia delle entrate un piano di restituzione del debito che prevede il versamento del 66,41 per cento di quanto preteso fra imposte non saldate, irregolarità, interessi e sanzioni, in dieci anni attraverso rate semestrali.
Foto © Imagoeconomica
ARTICOLI CORRELATI
Caso Santanchè: la procura di Milano si appresta a chiudere le indagini

Santanchè indagata: al Senato glissa su bilanci Visibilia e ''irregolarità finanziarie''
- Dettagli
- Luca Grossi