Azzerata la famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia
La scorsa notte i finanzieri del nucleo di polizia economica e finanziaria di Palermo con l'operazione 'Villaggio di famiglia', hanno eseguito 33 ordinanze di custodia cautelare (25 in carcere, una agli arresti domiciliari e sette interdittive per l'esercizio di attività imprenditoriali) firmate dal gip Walter Turturici su richiesta dei sostituti procuratori Federica La Chioma, Francesca Mazzocco, Dario Scaletta (oggi membro del Csm) coordinati dal procuratore aggiunto della Dda Marzia Sabella e dal procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia.
Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, con l'aggravante dell'associazione armata, trasferimento fraudolento di valori al fine di agevolare cosa nostra, e traffico di stupefacenti con l'utilizzo del metodo mafioso.
Le indagini, condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria guidato dal colonnello Gianluca Angelini ha permesso di ricostruire le dinamiche criminali della famiglia mafiosa e, con l'ausilio della Polizia Penitenziaria della casa circondariale "A. Lorusso - Pagliarelli", i contatti fra gli affiliati in carcere e quelli in libertà.
Dalle indagini è emerso che Salvatore Sorrentino, già in carcere per reati di mafia e braccio destro di Settimo Mineo (l'uomo che voleva ricostruire la cupola mafiosa), dal carcere Pagliarelli, in cui era detenuto, avrebbe continuato a gestire la famiglia del Villaggio Santa Rosalia, inserita nel mandamento di Pagliarelli.
Sorrentino avrebbe sfruttato soprattutto il periodo della pandemia quando i colloqui con i familiari avvenivano in videochiamata.
Secondo gli inquirenti il boss utilizzava i colloqui 2.0 per convocare numerosi affiliati al fine di impartire direttamente ordini e direttive, "rafforzando la sua autorità attraverso la forza della propria immagine e ricevendo attestati continui di fedeltà con modalità fortemente evocative del rispetto del perverso codice mafioso" scrivono gli inquirenti nell'ordinanza di custodia cautelare che questa notte ha portato all'esecuzione di 33 misure (26 arresti e 7 interdittive) da parte della guardia di finanza di Palermo.
In particolare, è emerso che sul territorio era il figlio 23enne di Sorrentino, Vincenzo, ad essere stato investito di una funzione di supplenza rispetto al padre, curando gli interessi mafiosi ed economico-criminali della famiglia sul territorio, anche grazie al supporto di un altro giovane affiliato, che avrebbe svolto il ruolo di "braccio operativo" con funzioni di raccordo con i vertici della famiglia.
Come emerso dalle indagini la famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia avrebbe controllato e condizionato il tessuto economico del territorio. Nulla sfuggiva, dalla vendita ambulante del pane con l'imposizione del prezzo di vendita dei prodotti alla fornitura in regime di monopolio dei fiori attraverso una rete di venditori palermitani nei pressi dei cimiteri di Sant'Orsola e Santa Maria dei Rotoli che favorivano le imprese ragusane, vicine ad esponenti mafiosi legati al clan stiddaro Carbonaro-Dominante di Vittoria (Rg). L'apertura dei negozi avveniva dietro autorizzazione con l'imposizione di ditte e tecnici per la realizzazione di lavori nei locali commerciali. La famiglia controllava anche gli affari immobiliari, le aziende del settore edile e del movimento terra ed era sempre pronta a dirimere le controversie tra privati. Diversi affiliati tenevano la cassa della famiglia. Riserve di soldi contanti per potere assicurare il sostegno economico ai carcerati o a chi si trovava in difficoltà economica. Anche al Villaggio sono arrivati negli anni fiumi di cocaina dalla Calabria. Nel corso di indagini è stato ricostruito il pagamento di un grosso quantitativo di droga per circa 700 mila euro. I finanzieri in quell'occasione bloccarono un corriere con 7 chili di droga.
Con lo stesso provvedimento il gip di Palermo ha disposto il sequestro preventivo di sei attività commerciali nel settore della ristorazione, del commercio al dettaglio di generi alimentari, del trasporto merci su strada e del movimento terra, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Per l'eseguire il provvedimento sono stati impiegati 220 militari della guardia di finanza, in forza ai reparti di Palermo, Caltanissetta, Agrigento, Siracusa e Trapani. Sono in corso numerose perquisizioni.