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Piantedosi: “Vicende di enorme gravità”. La mamma di Aldrovandi “sorpresa che finalmente si indaghi”

Aumentano gli indagati nell'inchiesta della Procura di Verona su episodi di torture, maltrattamenti e peculato che due giorni fa hanno portato all'arresto di cinque poliziotti in servizio alle Volanti della Questura. Ai cinque se ne aggiungono altri 17. Nei loro confronti la Procura della repubblica scaligera ha avanzato al gip Livia Magri l'applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d'ufficio.

Il procedimento giudiziario rappresenta la prosecuzione di un'altra indagine per tortura aperta nel febbraio del 2022 a carico di un assistente capo e un agente scelto dello stesso reparto, attualmente sospesi. Tre nordafricani, come riporta il Corriere della Sera, vennero picchiati nell'ormai famigerato “acquario”, la stanza con un vetro in plexiglass in cui venivano condotte le persone fermate durante i controlli per strada. Furono denunciati a piede libero per resistenza. Due delle tre vittime a loro volta denunciarono a Carabinieri le presunte lesioni e le torture subite. Dopo la conclusione delle intercettazioni disposte in relazione ai fatti successivi che hanno portato all'arresto dei cinque agenti, la Procura ha presentato al Gip le richieste di misure cautelari, concesse il 26 maggio. Si indicavano ulteriori posizioni da approfondire. È il caso di una agente donna che la sera del 9 novembre scorso era in servizio con uno degli arrestati. Insieme portarono in Questura un africano per l'identificazione. L'uomo chiuso nell'acquario, diede in escandescenze, si denudò rivolgendo frasi offensive ai poliziotti. Venne percosso e gli fu spruzzato in faccia dello spray urticante. Nelle immagini videoregistrate lo si vede chiedere all'agente donna di andare in bagno e lei che gli risponde "di urinare verso l'alto così che l'urina possa finirgli in testa". La donna lo avrebbe anche minacciato con lo spray. Più tardi lei stessa dirà in una intercettazione di averglielo spruzzato in faccia.

A poche ore dagli arresti è arrivato il commento del Ministro dell’Interno Piantedosi che ha sottolineato come “le vicende che emergono dall'inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell'onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio". Piantedosi, che oggi è stato chiamato dalla Schlein a riferire in Parlamento quanto avvenuto, ha subito demandato alla “magistratura e la stessa Polizia di Stato” affinché facciano “piena chiarezza su quanto avvenuto".

A commentare la vicenda anche Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, la quale si è detta sorpresa non dalle torture bensì dal fatto che “finalmente si fanno le indagini". Suo figlio morì a 18 anni, il 25 settembre 2005, durante un controllo della polizia in un parco di Ferrara e per la morte quattro agenti furono condannati. "Di insabbiamenti - ha detto all’Ansa - ne abbiamo visti troppi, ormai ci rendiamo conto che il problema è sistemico. Il discorso delle mele marce è tramontato da un pezzo e tutte le rassicurazioni ricevute, da diversi livelli istituzionali, non hanno impedito che queste cose si ripetano: il problema esiste e va risolto dall'interno, speriamo che succeda. Se vicende come queste emergono e si fa un'indagine per approfondire è una buona cosa".

Nel frattempo sono stati fissati per mercoledì prossimo, 15 giugno, alla Procura della Repubblica di Verona gli interrogatori di garanzia dei cinque poliziotti della Questura scaligera, arrestati con le accuse di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d'ufficio, peculato e abuso d'ufficio. I cinque poliziotti - un ispettore e quattro agenti - al momento sono tutti ai domiciliari.

Foto © Imagoeconomica

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