Raddoppiano i giornalisti minacciati (almeno quelli che è stato possibile censire), crescono le violenze e le querele temerarie. Sono allarmanti i dati che emergono dal Rapporto di Ossigeno per l'informazione, illustrato nel corso di un convegno alla Casa del Jazz di Roma dal titolo 'Giornalismo, mestiere rischioso e poco protetto, in pace e in guerra', organizzato, in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti del Lazio, per celebrare la 30/a Giornata mondiale della libertà di stampa. Sono stati almeno 721 rispetto ai 384 dell'anno precedente i giornalisti, blogger e altri operatori dei media che, in Italia, nel 2022, hanno subito intimidazioni, minacce, ritorsioni e altri gravi attacchi compiuti da chi ha cercato indebitamente di impedire che svolgessero il loro compito di cronisti, di informatori dei cittadini o che esprimessero opinioni e critiche legittime. I numeri dell'osservatorio rilevano che nel 2022 lo stato di salute della libertà di stampa è precario; la pressione intimidatoria contro i giornalisti è rimasta alta; le minacce sono più del doppio di quelle del 2021; le denunce alle autorità sono diminuite. Altri dati di rilievo sono che il 25% delle minacce è rivolto alle giornaliste (per il 36% bersaglio, in quanto donne, di attacchi sessisti con una componente di discriminazioni di genere), e che la maglia nera della Regione con la più alta pressione intimidatoria passa dal Lazio alla Lombardia. Oltre la metà dei cronisti ha subito attacchi violenti, una percentuale doppia rispetto al 2021: avvertimenti, minacce personali e sui social, minacce di morte e insulti. Nell'8% dei casi, si è trattato invece di aggressioni fisiche, queste in calo rispetto all'anno precedente. Infine, il 39% dei minacciati ha subito azioni legali intimidatorie: querele pretestuose, citazioni in giudizio a scopo intimidatorio, cause civili per diffamazione a mezzo stampa. Circa la provenienza delle minacce, il 43% di queste arriva da privati cittadini; il 25% dal mondo politico e istituzionale; il 14% da ambienti criminali e mafia; l'8% dal mondo dell'imprenditoria; il 4% da ambienti mediatici (editori, colleghi giornalisti); il 6% è rimasto di origine sconosciuta. Questi dati, sottolineano i responsabili dell'Osservatorio, rappresentano in realtà solo la punta dell'iceberg. Molti giornalisti nascondono le violenze e gli abusi che hanno subito, non li rendono pubblici e non li denunciano per paura di subire altri danni e/o per timore di essere isolati, a volte persino dai colleghi.
Allarme informazione in Italia: crescono minacce e violenze contro i giornalisti
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