Secondo il Sipri nel 2022 il Mondo ha speso 2240 miliardi di dollari in armi. L’Europa ne ha investiti 345, non avveniva dal 1989
Brindano i signori della guerra. Brindano per un mercato che non conosce crisi economica: quello delle armi.
2240 miliardi di dollari è la cifra calcolata dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) in riferimento agli investimenti bellici avvenuti lo scorso anno (+3,7% rispetto al 2021). Parliamo di duemilaventinove miliardi di euro e tremilioni, novecentoventinovemila e settecentosessanta miliardi delle nostre vecchie lire. Soldi che al tempo della nostra vecchia moneta avrebbero potuto coprire per due volte l’intero debito pubblico che avevamo allora. Cifre ciclopiche. Cifre record. Cifre inaccettabili.
Mai, nella nostra storia, abbiamo speso un ammontare così elevato di denaro per il commercio di armi.
Il mondo, che cammina sul parapendio della recessione e dell’inflazione, si sorregge sul mercato di boia venditori di morte. Questa è la lettura che abbiamo. E’ una realtà dura da accettare e che nessuno, o quasi nessuno, denuncia.
Papa Francesco è uno dei pochi leader Mondiali che rifiuta tutto ciò.
“Oggi credo che nel mondo questa sia la peste, la peste più grande”, era stata la sua condanna di ritorno dalla Repubblica democratica Del Congo. “Mi fa soffrire pensare che se non si facessero armi per un anno finirebbe la fame nel mondo”.
Finirebbe la fame nel mondo e probabilmente, aggiungiamo noi, si riuscirebbero a contrastare meglio le malattie e le carestie finanziando la ricerca e la costruzione di ospedali.
Al contempo si potrebbero trovare nuove fonti di energia rinnovabile, abbandonando il fossile e investire nell’istruzione.
Sono scelte, dopotutto. E chi ha il lusso di scegliere le sorti del pianeta sceglie sempre male e sempre per la sua distruzione.
Torniamo al mercato delle armi, il mercato più grande al Mondo. Il Sipri riporta un nuovo record drammatico che riguarda il nostro Continente: la vendita in Europa non è mai stata così alta dal 1989, cioè dall’epoca di fine Guerra Fredda.
La spesa militare degli stati dell'Europa centrale e occidentale è stata infatti di 345 miliardi di dollari nel 2022 (di cui 33,5 dell’Italia). Diversamente investiti, quei soldi avrebbero potuto salvare la Grecia dal debito pubblico (360 miliardi di euro).
Gli stati europei, invece, hanno deciso di obbedire, proni, ai desiderata della NATO e degli Stati Uniti a seguito dell’invasione (criminale, ricordiamo) dell’Ucraina da parte russa.
Gli interessi e le priorità d’oltreoceano sono diventate gli interessi e le priorità dell’Europa seppur questa ne esca palesemente svantaggiata. E questo si nota anzitutto nella spesa di armamenti che ha dissanguato le casse di una buona fetta di Paesi dell’area Schengen.
Piani di grossi investimenti, sempre su pressing NATO, sono stati annunciati per aumentare i compound della Difesa per periodi fino ad un decennio.
L’Italia, che occupa il 12° posto del ranking di Sipri, è uno di questi Paesi. Jens Stoltenberg ha chiesto al Governo Meloni di spendere il 2% del pil nella difesa già dal 2024. In anticipo rispetto a quanto deciso dal Governo Draghi.
E’ prevedibile, quindi, che i 33,5 miliardi di dollari in armi calcolati dal Sipri e spesi dall’Italia l’anno scorso saliranno già a partire da quest’anno. Senza contare i 660milioni di euro in armamenti consegnati (non sappiamo quali perché il governo ha applicato i sigilli di Stato) o promessi a Kiev.
Armi che, come ha più volte denunciato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, “non sappiamo se e quante finiranno in mano alle mafie” proprio per la loro non tracciabilità. "Non vorrei che poi qualcuno si facesse una riserva mettendo delle armi da parte per poi magari rivenderle”, ha affermato di recente il magistrato ricordando il caso della guerra in Bosnia dove la ‘Ndrangheta andò “a comprare armi a prezzo da outlet“ oppure “le ha barattate con la cocaina”. Ma gli investimenti dell’Italia in armi, così come le concessioni all’Ucraina, sono niente se paragonati a quelli statunitensi.
Sempre il Sipri conferma, ancora una volta, il primato a Washington come investitore numero uno in armamenti. In generale gli Usa hanno raggiunto gli 877 miliardi di dollari nel 2022, pari al 39% della spesa militare globale totale e tre volte superiore all'importo speso dalla Cina, il secondo più grande investitore mondiale in armi seguita dalla Russia (terza in classifica secondo l’istituto). Nello specifico della guerra in Ucraina, invece, gli Stati Uniti hanno speso 19,9 miliardi di dollari nel 2022. Sebbene questo sia stato il più grande importo di aiuti militari fornito da qualsiasi paese a un singolo beneficiario in un anno, dal tempo della Guerra fredda, esso ha rappresentato solo il 2,3% della spesa militare totale degli Stati Uniti.
Eppure gli Stati Uniti sono soffocati dall’inflazione calcolata al 6,4% quest’anno. E’ evidente che l’inflazione non scoraggia Washington e nemmeno gli scarsi risultati raggiunti sul campo degli ucraini ampiamente foraggiati con munizioni, cannoni e sistemi antimissile.
Nulla ferma il commercio delle armi e le multinazionali: le prime tre al mondo sono tutte statunitensi (Lockheed Martin, Raytheon e Boeing). Nulla arresta gli affari di questi mercanti della morte.
Nemmeno il pericolo sempre più concreto e incombente dello scoppio in Ucraina di una terza guerra mondiale, che per ovvie ragioni sarà tra NATO e Russia con l’impiego di testate nucleari. Giulietto Chiesa, storico giornalista e scrittore scomparso esattamente tre anni fa, previde questo destino in tempi non sospetti. Ci invitava a costruire un’alternativa per evitare la catastrofe. Oggi quella catastrofe è più vicina che mai e ce lo ricorda l’Orologio dell’Apocalisse, che tiene il polso dei pericoli di un olocausto nucleare.
Le sue lancette corrono veloci, mancano solo 90 secondi a mezzanotte. Eppure nessuno sembra farci caso, la guerra in Ucraina continua, così come tutte le altre guerre del mondo. E continuano anche i traffici di armi, grandi e piccoli.
“Bisogna creare la coscienza che continuare a spendere in armi sporca l’anima, sporca il cuore, sporca l’umanità”, ammoniva Papa Francesco un anno fa. Se esiste un Dio (e noi crediamo esista) non avrà perdono per i potenti di questo Mondo e per i mercanti di morte, siano essi a capo di organizzazioni mafiose o a capo di multinazionali.
(Prima pubblicazione: 27 Aprile 2023)
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