Nel blitz della Guardia di finanza sequestrati 50 chili di cocaina e beni per oltre un milione
Dieci milioni di euro l’anno. Questo il valore relativo al volume d’affari legato al sodalizio criminale che sarebbe nato tra la famiglia Barbaro, della ‘ndrina di San Luca a Reggio Calabria, e la famiglia Fascella, del mandamento palermitano di Santa Maria del Gesù. Ogni mese, infatti, la famiglia Barbaro avrebbe stoccato e spedito 10 chili di cocaina a Palermo per i fratelli Giuseppe e Salvatore Fascella. Il traffico di droga - ha reso noto “Ansa” - è stato scoperto dalla Guardia di finanza grazie a indagini iniziate nell’ottobre del 2019; quando la telefonata di una donna che si lamentava del fatto che non fosse stata pubblicata sui giornali la notizia del ritrovamento di un chilo di cocaina rinvenuta all’interno di uno zaino trovato al terminal bus della stazione centrale di Palermo, ha insospettito le fiamme gialle portandoli a pensare che la notizia, forse, avrebbe scagionato dei corrieri colpevoli agli occhi dell'organizzazione di aver incassato il ricavato relativo alla vendita della droga.
Due insospettabili
Ad assicurare il legame lungo l’asse ‘Ndrangheta-Cosa nostra anche una coppia di insospettabili, nonché portavoce dei Fascella in Calabria: Salvatore Orlando, bancario in pensione completamente sconosciuto alle forze dell’ordine e sua moglie Veronica Cusimano, cugina di un boss di San Lorenzo. "Io vi do la mia parola. E mi serve la vostra" avrebbe detto Orlando durante una delle trattative telefoniche intercettate nonostante l'impiego di telefoni criptati. E ancora: “In questo momento ventimila euro te li posso dare” avrebbe detto Orlando durante una proposta di investimento a Giuseppe Fascella che lo ha rassicurato: “Metti qualcosa e poi te li riprendi di nuovo dopo". Inoltre, alla propensione per gli investimenti e al malaffare in seno ai coniugi Orlando, dalle indagini è emersa anche una spiccata capacità relazionale. Orlando e Cusimano erano infatti a conoscenza di nomi relativi a membri interni e riservati del clan calabrese.
Tra gli arrestati anche sei persone con il reddito di cittadinanza
L'inchiesta, condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria diretto dal colonnello Gianluca Angelini e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Dario Scaletta, ha fatto scattare le manette per 21 persone, indagate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Di questi - ha fatto sapere il quotidiano “La Repubblica” -, sei di loro si fingevano nullatenenti e percettori del reddito di cittadinanza, ora revocato. Inoltre, sono stati arrestati anche sei corrieri della droga e due basisti incaricati di custodire la droga a Palermo. Le indagini, oltre al sequestro di 50 chili di cocaina, droga che avrebbe fruttato oltre 4 milioni di euro, hanno permesso anche il sequestro di 11 veicoli, 12 terreni presenti nel comune di Bovalino a Reggio Calabria, un appartamento a Palermo e, infine, anche i sigilli per diverse società riconducibili alla famiglia Barbaro; beni riconducibili agli indagati per un valore complessivo che supera il milione di euro.
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