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"Quando per sbaglio un proiettile colpirà un passante non lontano dal centro, solo allora gli omicidi a Roma ritorneranno a fare notizia e le istituzioni ora latitanti riporteranno il tema della criminalità nella Capitale nel dibattito pubblico e nell'agenda politica". Così al Fatto Quotidiano il giudice Alfonso Sabella, già assessore alla Legalità nella giunta Marino. "Se a San Basilio non porti lo Stato - aggiunge - hai perso. Se a Ostia ancora permetti che gestiscano le case popolari gli 'abusivi' legati a famiglie criminali, hai perso. Se non alzi un dito per opporti alla mafia dei bancarellari, hai perso. Chi si sta occupando di queste cose, che sono solo piccoli esempi, ma concreti? Mi pare nessuno". Roma, afferma ancora Sabella, "non è una città mafiosa in senso classico, con un'unica organizzazione criminale che controlla il territorio in modo verticistico. Ma è una città il cui principale problema è la corruzione, e che conta la presenza di molte mafie: attualmente in corso c'è una camorrizzazione dell'area urbana. I gruppi criminali cambiano pelle e territorio di competenza come a Napoli, in più si stanno riassestando alcuni equilibri spezzati da vuoti di potere che si sono creati dopo l'inchiesta 'Mondo di mezzo' fino all'omicidio di Fabrizio 'Diabolik' Piscitelli". 

Foto © Imagoeconomica

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