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Alla “Libreria Tantestorie” Graziella Accetta, Massimo Sole, Claudio Burgio e il questore Laricchia

Legalità, antimafia, emancipazione femminile ed impegno civico. Sono questi i temi toccati martedì 21 marzo durante l’evento organizzato alla “Libreria Tantestorie” di Palermo in occasione della giornata della memoria delle vittime di mafia. L’evento, moderato dal libraio Giuseppe Castronovo, è stato un momento aggregativo al quale hanno aderito alcune classi della Scuola media Alberico Gentili e del Liceo Ninni Cassarà. Ospiti, Leopoldo Laricchia (Questore di Palermo), Luisa Bonomo (Vice Comandante di Polizia Penitenziaria del carcere Pagliarelli), Daniela Crimi (Preside del Liceo Ninni Cassarà e Reggente della scuola Alberico Gentili). E poi i parenti di vittime di mafia Graziella Accetta (madre del piccolo Claudio Domino), Massimo Sole (fratello di Gianmatteo Sole) e Claudio Burgio (figlio acquisito di Giuseppe La Franca). Ad ascoltare le testimonianze e i racconti dei vari ospiti decine e decine di ragazzi che hanno affollato il marciapiede antistante la libreria. Nel corso dell’iniziativa sono stati presentati tre libri tutti riguardanti la lotta alla mafia: “Maggio a Palermo, una storia per Francesca Morvillo” (ed. Einaudi Ragazzi); “Al posto sbaglia-to, storie di bambini vittime di mafia” (ed. Rubettino); “Storie di vittime innocenti di mafia” (ed. Becco Giallo).
Ad aprire la serata è stato il questore Laricchia che la mattina si era recato, sempre in compagnia delle scuole, ad Altofonte per ricordare la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato e ucciso da Cosa Nostra nel 1996. Il questore ha quindi commemorato i bambini assassinati dalle mafie. “In totale sono 109”, ha ricordato. “Tra le 1066 vittime di mafia c’è chi è stato ammazzato senza entrare nella battaglia contro le organizzazioni criminali e ha incontrato, forse per caso, le barbarie di queste ultime. Proprio come i bambini. C’è chi è stato ucciso perché la mafia l’ha combattuta e chi, invece, è stato ammazzato perché era affianco di questi ultimi”. Una di queste vittime era Francesca Morvillo, moglie del giudice Giovanni Falcone, morta insieme a lui nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. “Francesca Morvillo era un magistrato che faceva il suo lavoro occupandosi di minori, un lavoro che accompagna il lavoro degli inquirenti”, ha ricordato Laricchia. Lo stesso vale per Ida Castelluccio, moglie del poliziotto Nino Agostino, “uccisa insieme al bambino che portava in grembo e al marito”. “Agostino - ha ricordato il questore - venne ucciso (il 5 agosto 1989, ndr) perché fece un’attività di contrasto a Cosa Nostra”.


tantestorie 21marz acfb

Ci sono migliaia di morti che nel decennio che tra gli anni ’80 e gli anni ’90 hanno costellato di sangue queste città”, ha detto Leopoldo Laricchia. “Grazie a questi uomini e donne la mafia è stata ridimensionata, non sconfitta. Ma la lotta deve passare tramite voi. Il contrasto deve essere nella mentalità”, ha detto il questore Laricchia ai ragazzi. Quindi gli studenti hanno poi ascoltato le parole della Vice Comandante di Polizia Penitenziaria Luisa Bonomo che ha sottolineato l’importanza di figure femminili nel mondo delle istituzioni. Ha parlato della sua vita di donna dello Stato e di madre che per lavoro ha dovuto fare delle rinunce.
Bonomo ha poi parlato delle carceri in Italia. Della sua prima esperienza al carcere di massima sicurezza di Parma dove ha avuto a che fare con capi mafia come Bernardo Provenzano ed altri. Bonomo ha poi affrontato il tema delle donne detenute. Al Pagliarelli, dove è in servizio, “attualmente abbiamo ristretti 1300 detenuti”, ha ricordato. “La presenza delle donne è nettamente inferiore, le donne sono intorno al 5-6%”.
Il carcere, ha poi affermato, non deve essere “un contenitore di queste persone”, ma un luogo di riqualificazione e di riscatto. “Tutti noi dobbiamo credere che sia possibile”, ha aggiunto. Quindi la Vice Comandante Polizia Penitenziaria ha parlato agli studenti presenti di quando da bambina avvenne la strage di Capaci, dei suoi ricordi e sensazioni. “A scuola ci fecero fare delle poesie. Al tempo sembrava quasi una festa invece io mi ricordo che mi fermai a riflettere che noi stavamo facendo quello per delle persone che si erano sacrificate per tutti. E grazie al ‘sacrificio’ di queste persone si è aperta una nuova mentalità che dobbiamo coltivare ancora oggi. Iniziative come questa - ha concluso - aiutano a fertilizzare questo terreno di legalità”.

Parola ai parenti di vittime innocenti di mafia
Su questa linea ha preso parola la preside scolastica Daniela Crimi. “Il motto del nostro liceo linguistico è ‘qui si piantano querce’”, ha affermato. “Vedo questi ragazzi trasformarsi e crescere. A noi il compito di educare e tirare fuori da ognuno di loro il meglio, nessuno è perfetto ma tutti e tutte sono perfettibili”.
Sempre a proposito di terre da fertilizzare, Graziella Accetta, madre del piccolo Claudio Domino, intervenuta dopo la preside, ha parlato della sua attività nelle scuole dove, insieme al marito Ninno, porta la storia del loro figlio, piantando “semini d’amore, di legalità”.


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Semini che poi servono a rendere rigogliosa una “terra arida”. “La Sicilia è la terra di mio figlio”, ha affermato Graziella Accetta. “Ma la sua terra non è solo terra di mafia, ma di amore giustizia e cultura”. La famiglia Dmino da 36 anni chiede verità e giustizia per l’efferato omicidio del loro bambino. “Ho fiducia nella giustizia e spero che un giorno mio figlio quella giustizia ce l’abbia”. Quindi il microfono è passato a Massimo Sole, fratello di Gianmatteo sole, ucciso da Cosa nostra a soli 23 anni il 22 marzo 1995. Massimo Sole ha raccontato la sua storia ai ragazzi presenti alla libreria. Gianmatteo venne ammazzato per puro caso e per errore. I corleonesi al tempo pensavano che qualcuno stesse ordendo il rapimento dei figli di Totò Riina. Tra i principali indiziati c’ero i Grado e Marcello Grado, figlio del boss Gaetano (poi divenuto pentito di mafia nell’89), aveva iniziato una storia d’amore con la sorella di Massimo e Gianmatteo, Floriana Sole. I quattro facevano parte di una comitiva di amici. I boss di Cosa Nostra decise di eliminare Marcello Grado e non contenti, dopo tre settimane, anche Gianmatteo Sole che fu rapito, torturato e bruciato vivo a Villagrazia di Carini. “Gianmatteo non c’entrava nulla con ciò che voleva sapere la mafia”, ha ricordato Massimo. Gianmatteo è per questo riconosciuto come una delle vittima innocenti della mafia.
Dopo Massimo Sole ha ripreso la parola la preside scolastica Daniela Crimi che ai ragazzi ha ribadito l’importanza del senso civico e della partecipazione. “Per essere cittadini di legalità non occorre essere degli eroi, dovete essere testimoni dell’antimafia ogni giorno, nella sua ordinarietà”, ha affermato rivolgendosi agli studenti. “L’antimafia è accessibile a tutti: dirigenti scolastici, insegnanti e alunni”. “Il messaggio che do ai ragazzi è intanto di studiare perché la cultura apre la mente e ci dà gli strumenti in grado di capire ciò che ci circonda e decodificare la realtà e dobbiamo essere tutti testimoni di legalità nella nostra vita”, ha aggiunto.
Quindi la preside ha commentato brevemente la vicenda di Laura Bonafede, docente scolastica accusata di essere stata in contatto con il boss stragista Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. “Se un insegnante incontra un boss mafioso non può insegnare perché i ragazzi ci guardano”, ha affermato.
Dopo di lei ha preso la parola Claudio Burgio che, sempre sulla vicenda della docente, ha voluto ringraziare la preside della scuola di Castelvetrano dove lavora Laura Bonafede per averla sospesa dopo i fatti che le sono stati contestati. Burgio ha quindi ricordato le parole di Paolo Borsellino quando sottoscriveva l’importanza della scuola e dell’università e soprattutto del corpo docenti nella lotta per il cambiamento della mentalità mafiosa nella società. “Ci vorrebbe un esercito di insegnanti”, diceva ili magistrato. “La cultura - ha concluso Claudio Burgio - sconfiggerà la mafia”.

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