Elly Schlein: “Occorre uno sforzo in più nella lotta alla mafia e questo non si fa alzando il tetto del contante”
Dopo 13 anni, la manifestazione nazionale in ricordo delle vittime innocenti di mafia organizzata da Libera e Avviso Pubblico, ha riempito nuovamente piazza del Duomo a Milano con 70mila persone giunte dall’estero e da ogni parte d’Italia. Associazioni, giovani e gruppi sindacali, ancora una volta, si sono uniti ai familiari - oltre 500 - delle 1069 vittime innocenti della criminalità organizzata. Accompagnati dallo slogan scelto per l’edizione di quest’anno, “E’ possibile”, il tradizionale corteo antimafia si è dato appuntamento questa mattina a corso Venezia insieme a don Luigi Ciotti (fondatore di Libera e Gruppo Abele), al sindaco di Milano Giuseppe Sala e al segretario generale della CGIL, Maurizio Landini.
© ACFB
Presente al corteo anche l’ex presidente della commissione antimafia, Rosy Bindi che, ai microfoni di Ansa, ha detto: "Non possiamo mancare a questa giornata nella quale ricordiamo chi ha dato la vita per la libertà del nostro Paese, spesso anche inconsapevolmente. Per la loro verità, per la loro giustizia e soprattutto per rinnovare il nostro impegno, perché le mafie sono ancora tra noi e abbiamo dimostrato che quando le combattiamo vinciamo. Lo Stato ha vinto - ha proseguito Rosy Bindi -, ha vinto contro la mafia stragista e oggi deve vincere contro le mafie che presidiano, corrompono e tolgono ogni possibilità di futuro a chi agisce secondo la legge".
La segretaria del PD, Elly Schlein © ACFB
A margine della manifestazione antimafia è arrivato anche l’appello lanciato della segretaria del PD, Elly Schlein. “Sappiamo che in momenti di difficoltà economica gli strumenti che ci diamo per contrastare l'infiltrazione delle mafie nell'economia legale devono essere ulteriormente rafforzati. E purtroppo non stiamo vedendo questo. Occorre uno sforzo in più nella lotta alla mafia e questo non si fa alzando il tetto del contante, non si fa agendo per indebolire le tutele della legalità nel codice degli appalti - ha precisato Schlein -. Lo si fa con una grande operazione di maggiore trasparenza e controllo, di maggiore formazione, fin dalle scuole e dentro le pubbliche amministrazioni, con una battaglia che è anche culturale”. Prosegue, spiegando che “la guardia deve essere alta e trasversale alla politica tutta perché questa è una battaglia fondamentale all’interno di un Paese come il nostro dove la corruzione e l'infiltrazione economica delle mafie ha aumentato le diseguaglianze”.
© ACFB
Le prime a prendere parola sul palco allestito in piazza Duomo sono state Emanuela e Simona Carpita, figlie di Piero Carpita, ucciso nel 1990 a Bresso durante una sparatoria avvenuta tra clan di 'Ndrangheta e Camorra. "Siamo cresciute pensando che nostro padre si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma era la mafia che non doveva trovarsi in quel luogo - hanno ribadito le sorelle Carpita -. L'omicidio di nostro padre non fu una fatalità, anzi, dimostrò la presenza della mafia in questa città".
don Luigi Ciotti, presidente di Libera © ACFB
Prima della lettura dei nomi delle 1069 vittime innocenti di mafia censite da Libera, dal palco, ha preso la parola anche Roberto Montà, sindaco di Grugliasco e presidente di Avviso Pubblico. "Le mafie hanno consenso tra gli amministratori, i dirigenti pubblici e gli imprenditori - ha detto Montà -; dobbiamo prenderci l'impegno di rompere queste catene perché ne va della democrazia del Paese”.
Presenti sul palco per elencare le vittime innocenti di mafia, oltre al sindaco di Milano Giuseppe Sala, al prefetto di Milano Renato Saccone, al segretario generale Cgil Maurizio Landini, anche il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, l'ex presidente del Senato Piero Grasso, la coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia milanese Alessandra Dolci, don Virginio Colmegna, don Gino Rigoldi, il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti e il già procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli. Infine, l’incontro antimafia ha visto la sua conclusione con l’intervento del fondatore di Libera: don Luigi Ciotti. “Dobbiamo andare alla radice del male e non fermarci solo agli effetti - ha ricordato don Ciotti -. La radice è culturale, sociale ed etica. Bisogna andare alla radice che stiamo vivendo: la normalizzazione”.
ARTICOLI CORRELATI
Don Ciotti: ''Intrecci tra massoneria deviata e mondo criminale''
Don Ciotti: ''Siamo passati dal crimine organizzato a quello normalizzato''
Don Ciotti presenta 21 Marzo, Milano: ''Mafie fortissime al nord, ma è diminuita l'attenzione''