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Spari e minacce sono stati lanciati all'indirizzo di Lionel Messi e la sua famiglia, vittime di un chiaro atto intimidatorio da parte dei narcos argentini.
Il messaggio giunto all'alba di oggi - 14 pallottole sparati alle tre del mattino da due persone a bordo di una moto e un "pizzino" in perfetto stile mafioso - ha scosso l'opinione pubblica non solo argentina, ma mondiale.
Le pallottole erano dirette a un supermercato della famiglia di Antonella Roccuzzo, la moglie del miglior giocatore del mondo, e il pizzino era diretto proprio a Lio: "Messi stiamo aspettando, Javkin è un narco, non ti proteggerà".
Le interpretazioni sono molteplici: potrebbe essere una richiesta di pagamento non effettuata ma il riferimento a 'Javkin' è chiaro: è il sindaco della città di Rosario Pablo Javkin. Città che da diverso tempo soffre di una diffusa presenza della criminalità organizzata.
Solo un mese fa, lo stesso Javkin aveva fornito una dura descrizione di quanto sta avvenendo per le strade: il terremoto politico causato dall'avanzata della droga è costata il posto al ministro della Sicurezza di Santa Fe. Pablo Javkin ha più volte ripetuto nelle scorse settimane l'assenza adeguata di autopattuglie: "A Rosario ce ne sono pochissime libere disponibili, la metà, minimo, di quelle che sarebbe necessario avere", ha dichiarato il primo cittadino parlando con l'emittente argentina Radio Mitre. "Mi sono stancato di ripeterlo, ma devo dirlo: non ho la Polizia Municipale. E dove sono le forze dell'ordine?", ha insistito.
Ma del resto era solo questione di tempo prima che la realtà di Rosario - la città argentina con il più alto tasso di omicidi, infestata dai narcos e soprannominata da tempo come "la Chicago argentina" - finisse per toccare anche l'uomo più amato dagli argentini, e la cosa più sorprendente in fondo, è che questo sia successo solo oggi.
Adesso c'è chi teme che questo episodio rappresenti la perdita definitiva della speranza di vedere Messi vestire la maglia della sua squadra del cuore. "E' una follia, questo episodio allontana Leo e qualsiasi altro ragazzo che voglia tornare a giocare al Newell's", ha detto il tecnico Gabriel Heinze.
Inoltre vi è da considerare anche la fibrillazione politica in corso nel paese, dal momento che da qui a poco vi saranno le elezioni. Un evento che intreccia con una serie di problemi di ordine pubblico che stanno mettendo in ginocchio la città di Rosario dove da due settimane si sono registrati scontri con le forze dell'ordine sulla gestione e il controllo del territorio.
La vicenda di cronaca proveniente dall'Argentina porta alla mente un'altra minaccia che Messi subì, nel 2017. A pochi mesi dal via del Mondiale del 2018 in Russia, gli estremisti islamici dell’Isis lanciarono messaggi intimidatori utilizzando una foto del campione argentino, in cui si vede il giocatore, allora del Barcellona, piangere lacrime di sangue dietro le sbarre di una prigione. A corredo dell’immagine, la frase: "State combattendo uno stato che non conosce la parola fallimento nel suo dizionario".

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