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La decisione del tribunale di Patti dopo le denunce dell’imprenditore Fabio D’Agata

Tre anni e due mesi ai domiciliari (in virtù della riforma della Giustizia Cartabia), con il patteggiamento del rito abbreviato, interdizione perpetua dai pubblici uffici, spese processuali e risarcimento alla parte offesa da compensare in sede civile: questa la condanna che il tribunale di Patti (ME) ha inflitto all’Ing. Ceraolo, direttore dei lavori in un cantiere per “lavori di consolidamento di un costone roccioso” nel comune di San Marco D’Alunzio, in provincia di Messina.  
L’Ingegnere, a più riprese, fatti emersi dagli accertamenti, ha tentato di convincere  l’imprenditore Fabio D’Agata (incaricato dell’esecuzione di opere pubbliche destinate alla collettività) a commettere frodi contrattuali nei confronti dell’ente appaltante, pretendendo, dal medesimo imprenditore rilevanti somme di denaro, beni ed altre utilità, per fini strettamente personali (in particolare, la corresponsione di oltre 100.000 euro a titolo di tangente).
Abbiamo raggiunto Fabio D’Agata al telefono: "Finalmente dopo oltre un anno dall’arresto si è giunti ad una certezza e questo è già importante…purtroppo ho vissuto questo cantiere come una sorta di intimidazione continua per di più aggravato, sotto il profilo anche personale, dalla totale assenza in questa brutta vicenda delle istituzioni regionali(le quali non si sono neanche costituite parte civile pur essendo parte in causa) ma anche della mancata solidarietà nei miei confronti da parte  della stazione appaltante e degli enti datoriali regionali. Se non avessi avuto un solido patrimonio frutto del lavoro di tanti anni, questa vicenda, che ha rappresentato chiaramente un grande danno economico per me,  avrebbe sancito il mio fallimento imprenditoriale".
Ad oggi i lavori nel cantiere interessato non sono ancora stati sbloccati nonostante il lavoro di un nuovo collaudatore, con non poche difficoltà si sta cercando di riavviare i lavori.
Proprio qualche settimana fa, nel corso di una tavola rotonda sulla legalità, organizzata dalla FIllea CGIL Sicilia, da sempre vicina alle denunce  degli imprenditori onesti e coraggiosi, ad Aci Castello (CT) Fabio D’Agata aveva ricordato la vicenda che lo vedeva protagonista augurandosi che la giustizia potesse fare chiarezza in tempi brevi.
Giovanni Pistorio, Segretario Gen. Fillea Cgil Sicilia: “Lamentiamo sempre ritardi nella progettazione e nella esecuzione dei lavori così come nei pagamenti dei salari ai lavoratori da parte delle imprese, in Sicilia in particolare, ma occorre sempre tenere presente che spesso dietro questi ritardi pesano pesanti tentativi di condizionamento economico nella di gestione dell’appalto stesso, equilibri che spesso si celano dietro tentativi di ristabilire torbidi intrecci-una mafia liquida- all’interno dei quali diversi soggetti interessati “agiscono in solido” e  che operano  chiaramente a danno delle regole. I reati di tipo corruttivo e dalle caratteristiche “pulviscolari” non sono immediatamente accertabili sotto il profilo giudiziario causando una certa distanza tra i tempi dell’accertamento e l’iter giudiziario, ecco perché occorre denunciare immediatamente sul nascere, come Fabio D’Agata ed altri imprenditori hanno fatto, qualsiasi tentativo estortivo: in tal senso assumono una importanza fondamentale proprio quelle intercettazioni oggetto di grande dibattito in queste settimane a livello nazionale".

Foto © Imagoeconomica

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