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La procura di Caltanissetta guidata da Salvatore De Luca, "continua a indagare sulle stragi del 92". Pur a distanza di tanto tempo, ha sottolineato il pg di Caltanissetta, Antonino Patti, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, "vuole fortemente far luce sugli scenari di quegli anni e su aspetti che, ancora oggi, appaiono avvolti da una nebbia malefica. L'auspicabile buon esito di queste indagini sarà possibile soltanto grazie allo spirito di abnegazione di tutti quei magistrati dell'ufficio che stanno lavorando, con passione e a tempo pieno, sacrificando la loro vita privata ed esponendosi talvolta anche a pericolo per la loro incolumità". Ma, ha detto il magistrato, "il recente straordinario risultato ottenuto dallo Stato con l'arresto, dopo 30 anni di ricerche, di un importante latitante dell'ala corleonese di Cosa Nostra, non deve farci peccare di facile ottimismo, poiché il pericolo di ripiombare nelle preoccupazioni di un periodo storico che, a torto, da parte di qualcuno, si crede ormai alle spalle, è in realtà sempre presente". Patti ha ricordato che lo storico capomafia è imputato a Caltanissetta come mandante delle stragi di via d'Amelio e Capaci davanti alla Corte d'assise d'appello dopo la condanna all'ergastolo in primo grado. Nel corso del processo, ha ricostruito Patti, "sono state minuziosamente analizzate le varie articolazioni territoriali dell'organizzazione Cosa Nostra, i rapporti tra le province mafiose nonché i collegamenti di queste con altre organizzazioni criminali, ricostruendo l'ascesa al vertice di Cosa Nostra siciliana di Messina Denaro. In particolare, il suo strettissimo rapporto con Riina del quale è stato pupillo e fedele collaboratore tanto da essere destinato, per volontà di questi, a succedergli nel ruolo di capo assoluto di Cosa Nostra. Tematica di particolare interesse che - ha aggiunto - emerge dall'istruzione probatoria è stata quella del ruolo, già di primissimo piano, del Messina Denaro negli anni della stagione stragista. È stato accertato, infatti, che egli capeggiò il sestetto di uomini d'onore, tra i quali anche Giuseppe Graviano, che nel febbraio del 1992 fu mandato a Roma da Salvatore Riina per cercare Giovanni Falcone ed attentare alla sua vita".

La Procura di Caltanissetta
"L'auspicabile buon esito di queste indagini - ha aggiunto il Pg - sarà possibile soltanto grazie allo spirito di abnegazione di tutti quei magistrati dell'ufficio che stanno lavorando, con passione e a tempo pieno, sacrificando la loro vita privata ed esponendosi talvolta anche a pericolo per la loro incolumità. Ormai da anni sono noti, anche a livello nazionale, gli eccellenti risultati conseguiti dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta nella lotta alla criminalità organizzata, e mi riferisco non soltanto a quella operante nel Distretto ma anche a quella che si è resa protagonista, nei primi anni novanta, di eventi tra i più tragici ed inquietanti della Storia della nostra Repubblica e che hanno portato al sacrificio di alcuni suoi nobili servitori". Ha poi evidenziato che "i processi di maggiore rilievo curati dalla Procura generale di Caltanissetta nel passato anno giudiziario hanno riguardato vicende drammatiche di cui si è resa protagonista cosa nostra nei confronti di servitori dello Stato; essi - ha detto - si celebrano in questo piccolo, ma non banale, Distretto". Il procuratore generale Patti si è poi soffermato sulla carenza di organico "determinato dal turn-over di giovani magistrati di prima nomina che ciclicamente affligge tutti gli uffici, in particolare quelli requirenti, impedendo il formarsi di "memorie storiche" la cui esistenza sarebbe di grande aiuto alle indagini presso ogni ufficio di procura, anche circondariale".  "Nel settore delle estorsioni, appare, ormai, lontana quella stagione di rinascita che registrò, verso la fine degli anni 2000, una importante attività di denuncia dei propri aguzzini da parte delle persone offese. Si assiste oggi, invece, al rinnovato riemergere di un clima di omertà che si credeva ormai, quantomeno parzialmente, superato". "Pur a fronte degli importanti risultati raggiunti nel corso degli anni, ancora forte è l'attività delle organizzazioni criminali storiche operanti nel territorio: ‘Cosa Nostra’, la ‘stidda’ e per quanto riguarda la città di Gela, in tempi recenti, anche una sorta di terzo polo comunemente chiamato ‘gruppo Alfieri’. Inoltre, la zona nord-orientale della provincia di Enna, specie nei comuni di Catenanuova e Regalbuto, continua ad essere soggetta all'influenza della malavita organizzata catanese che spesso agisce in simbiosi con i malavitosi locali".

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