"Matteo Messina Denaro potrebbe rivelare i complici esterni delle stragi del '92 e '93, ma si tratta di persone talmente pericolose che non lo farà. La mia preoccupazione è che passi nell'opinione pubblica l'idea che la mafia stata sconfitta e che si smantelli il 41 Bis". Lo ha detto l'ex procuratore generale di Palermo ed oggi senatore M5s Roberto Scarpinato al TG1.
Nel suo intervento ha ricordato come il capomafia "ha avuto una bella vita, ha vissuto all'estero, solo all'ultimo si è trovato in questo paesino. Lui conosce le stragi del '92 e '93. Godeva di una rete di protezione di altissimo livello, riusciva a scappare un attimo prima dell'arresto e le indagini hanno dimostrato che veniva avvertito dagli stessi investigatori che dovevano arrestarlo. I mafiosi non ostentano mai la loro ricchezza. Al contrario, si mostrano umili, non hanno mai avuto macchine lussuose, l'ostentazione del lusso, al contrario è controproducente".
Negli ultimi tempi le azioni del boss trapanese sono state controproducenti.
"L'operazione dei Ros è inappuntabile, non c'è alcun aspetto oscuro - ha proseguito Scarpinato - E' lì che si è comportato in modo strano usando cellulari e prendendo l'identità di un altro uomo di mafia. C'è qualcosa che non funziona, ma non nelle indagini, quanto all'interno della mafia".
Secondo l'ex Pg di Palermo Messina Denaro non è stato 'venduto' da un pezzo dell'organizzazione che dirigeva: "Ha cominciato a commettere una serie di errori da principiante, per cui era inevitabile che prima o poi venisse catturato. Non è che Matteo Messina Denaro non era più il capo, è che c'è una struttura che va al di là di Matteo Messina Denaro che dice 'è chiusa, è finita, questo è il momento in cui tu ti devi fare arrestare. E anche Matteo Messina Denaro deve obbedire".
Riferendosi alle dichiarazioni recenti del gelataio di Omegna, Salvatore Baiardo, che curò la latitanza dei fratelli Graviano negli anni Novanta, Scarpinato ha detto: "Salvatore Baiardo è il portavoce della mafia, parla in tv e annuncia che Matteo Messina Denaro verrà arrestato e nonostante questo lui resta dov'era. C'è qualcosa che non va".
Infine ha fatto riferimento alla polemica con il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il tema delle intercettazioni telefoniche che si vorrebbero ridurre.
"Il dottor Nordio è un po' strano perché dice che vuole riservare le intercettazioni soltanto ai reati importanti, dopo di che il suo primo atto di governo è stato introdurre le intercettazioni per gli organizzatori di feste musicali non autorizzate. Non mi pare un reato importante, a meno che non ritenga questi reati più gravi del reato di corruzione. Io credo che, se andiamo al fondo delle cose, le motivazioni che sono state addotte per la riforma delle intercettazioni si rivelano tutte inconsistenti: costano troppo, 160 milioni l'anno, ma si dimentica che dal 2015 al 2020 grazie alle intercettazioni la magistratura ha confiscato beni per 11 miliardi". E poi ancora: "Si dice che se ne fanno in Italia più che in Francia, dimenticando che in Francia le intercettazioni le fanno solo per il 40% la magistratura, il resto le fa il ministero dell'Interno. Si dice che i mafiosi non parlano al telefono: grande fesseria. Ci sono delle fughe di notizie? Vorrei degli esempi concreti perché nel settembre 2020 è entrata in vigore una nuova legge che stabilisce che tutte le intercettazioni che non sono rilevanti non possono essere trascritte, finiscono in un archivio segreto inaccessibile. Possono essere messe agli atti soltanto le intercettazioni processualmente rilevanti. Tutta la casistica che viene fatta sulla fuga di notizie è antecedente al settembre 2020 e si spaccia alla pubblica opinione come se si fossero verificate ora", aggiunge Scarpinato. "Abbiamo un problema, invece. Il procuratore nazionale antimafia è in difficoltà perché proprio a causa della segretezza prevista da questa legge, i procuratori della Repubblica non trasmettono più alla direzione investigativa antimafia le intercettazioni perché non c'è una deroga speciale".
Foto © Paolo Bassani
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