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La commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura, all'unanimità, ha approvato la relazione secondo cui la morte del giovane urologo siciliano Attilio Manca sarebbe stata un omicidio. Per la precisione un omicidio di mafia consumato nell'ambito della latitanza di Bernardo Provenzano, e frutto di elementi della mafia Barcellonese ed elementi istituzionali estranei a Cosa Nostra.
La onorevole Stefania Ascari e la collega Piera Aiello, prime firmatarie della relazione, sono partite da un dato: a "febbraio del 2021 la corte d'Appello di Roma ha riformato la sentenza di primo grado assolvendo la donna (Monica Mileti ndr) ritenuta responsabile di aver ceduto la dose di eroina che si sarebbe rivelata letale ad Attilio Manca". "Questo - ha detto Ascari - era un primo elemento di novità su cui noi siamo dovuti partire. Questa sentenza è poi passata in giudicato perché la procura generale di Roma ha scelto di non proporre ricorso in cassazione".
Nello specifico l'assunzione di Monica Mileti rappresenta la caduta dell'originario impianto processuale degli inquirenti della Procura di Viterbo. Inquirenti che, sempre secondo la relazione, avrebbero condotto le indagini in maniera superficiale.
Stefania Ascari, intervistata da Francesca Scoleri di Themis & Metis, ha ricordato le novità apportate dai collaboratori di giustizia. In particolare da Biagio Grasso "che riportava le parole del mafioso Angelo Porcino, che avrebbe avuto appunto una questione da sistemare con il medico Attilio Manca". È stato sentito anche Carmelo D'Amico, "collaboratore chiave nel processo a 'Ndrangheta stragista per cui c'è stata grandissima credibilità".
Altro elemento di rilievo è stata l'audizione del tossicologo Salvatore Giacane che ha "ci ha spiegato le incongruenze tra la scena del crimine e l'ipotesi del suicidio, concludendo che secondo studi americani, ma secondo anche la sua grandissima esperienza in tema di dipendenze, l'overdose è un ottimo modo per commettere l'omicidio".
Ascari ha anche ricordato altri elementi che smentiscono categoricamente la tesi del suicidio: "La copiosa quantità di sangue trovata sulla scena del delitto", i "segni delle punture di eroina che sono state trovate sul braccio sinistro incompatibili con il mancinismo puro del Manca" senza tenere conto della "sua pessima abilità con la mano destra. Questo l'hanno detto dei colleghi, ma perché non si crede a dei colleghi medici che lavoravano con lui? Le siringhe trovate erano perfettamente chiuse, con il tappo di protezione" e, soprattutto, su una di queste mancavano le impronte digitali.
"Noi abbiamo provato a consentire di evidenziare dei vuoti investigativi da cui bisogna partire seriamente. Così come il traffico telefonico di soggetti entrati nelle indagini seguite alla morte di Attilio. Tra cui il cugino e soprattutto” soggetti, “risultati, avere contatti con soggetti possessori di pregiudizi penali anche gravi tra cui il mafioso Rosario Pio Cattafi".

Salvatore Borsellino: Attilio Manca vittima della Trattativa Stato-Mafia
Il fratello del giudice Paolo Borsellino, rispondendo a Daniele Ventura, sempre di Themis & Metis, è stato tranciante: Attilio Manca è stato "vittima della stessa Trattativa tra Mafia e Stato di cui è stato vittima mio fratello. Manca è stato eliminato per proteggere la latitanza di Provenzano" la quale, secondo la sentenza dei giudici di Appello del processo Trattativa, è stata protetta in modo 'soft'.
La protezione attorno alla latitanza di Provenzano ha reso necessaria la fine di Attilio che "evidentemente al capezzale di Provenzano" aveva visto delle persone "che non doveva vedere".

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