Our Voice e Attivamente davanti al Comando dei carabinieri: “Ora Messina Denaro collabori con la giustizia”
Oggi è sicuramente un giorno storico per la nostra Repubblica e per tutto il nostro Paese.
Hanno arrestato Matteo Messina Denaro: uno dei boss più ricercati al mondo, esecutore di stragi e attentati, latitante da 30 anni. Ma oggi è solo un punto di inizio.
Come giovani, studenti e studentesse, integranti dei collettivi Our Voice e Attivamente, siamo stati testimoni di questi momenti nelle strade di Palermo, mentre sfrecciavano auto di scorta in tribunale e nelle caserme e sentivamo ovunque il suono delle sirene.
Abbiamo sentito referenti politici ed istituzionali cantare grande vittoria per questo arresto e dichiarare la sconfitta finale di Cosa nostra e della mafia militare e stragista.
Ecco, di fronte a queste affermazioni siamo profondamente indignati e per questo motivo ci siamo recati alle 17.00 di fronte al Comando dei Carabinieri di Palermo, dove si è tenuta la conferenza stampa, con alcuni cartelloni.
Perché non accettiamo che si parli di “vittoria dello Stato” e di “sconfitta definitiva della mafia” quando ancora, dopo 30 anni, non conosciamo i mandanti esterni delle stragi del 1992 e del 1993, cioè i nomi di quei personaggi appartenenti alla politica, alle istituzioni e ai servizi segreti che hanno tradito la nostra Repubblica. Quando dentro il nostro Parlamento siedono persone che hanno avuto rapporti accertati con la mafia e che sono tutt’ora indagate per fatti di mafia (uno di questi è Silvio Berlusconi, attualmente indagato come mandante esterno delle stragi del 1993 alla procura di Firenze).
Quando la candidatura dell’attuale sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, è stata appoggiata da uomini di mafia: Marcello Dell’Utri (condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) e Totò Cuffaro (condannato per favoreggiamento alla mafia).
Quando l’attuale presidente della regione siciliana, Renato Schifani, è stato indagato per rapporti con uomini vicini alla mafia. Quando centinaia di imprenditori sono ancora costretti a pagare il pizzo; i soldi dei traffici illeciti delle mafie vengono inseriti nel nostro Prodotto Interno Lordo e migliaia di giovani muoiono ogni anno per overdose nei quartieri e in ogni angolo del nostro Paese a causa del traffico di droga.
Quando si vuole a tutti i costi abolire la normativa antimafia ispirata da Giovanni Falcone; si vogliono tagliare i costi alle intercettazioni; garantire impunità a politici e colletti bianchi con aberranti riforme della giustizia; eliminare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura e mettere il bavaglio alla stampa.
Infine, non accettiamo che si parli di “vittoria dello Stato” quando sono in corso progetti di attentato contro magistrati che rischiano la propria vita ogni giorno, minacciati di morte, delegittimati e isolati, anche e soprattutto dalle istituzioni e dai media.
Sarà Vittoria, con la “V” maiuscola, solamente quando il Ministero dell’Interno e il Governo italiano della premier Giorgia Meloni, invece di prendersi i meriti per una cattura avvenuta dopo 30 anni di vergognosa latitanza d’oro (cioè protetta da vari apparati), deciderà di rimuovere il sigillo sui segreti di Stato della nostra Repubblica, a partire dalla strage di Portella della Ginestra (1^ maggio 1947).
Fino a quel momento, come giovani, continueremo ad esprimere la nostra indignazione contro le passerelle politiche e le ipocrisie istituzionali.
È nostro dovere farlo, per una storia che riguarda tutto il nostro Paese. La Sicilia non è solo terra di mafia, ma è anche e soprattutto terra di antimafia: quella vera, autentica, tenace, portata avanti dai nostri martiri e oggi da uomini e donne giuste, da testimoni di giustizia, da imprenditori e giornalisti coraggiosi e da ogni singola persona che decide di non rassegnarsi.
Oggi è un giorno storico sì. Ma è anche e soprattutto un giorno di lotta, da cui ripartire, per continuare a pretendere piena verità e giustizia.
Foto © Our Voice
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