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Forze dell’Ordine, Procura Nazionale antimafia, direzioni distrettuali e Dap corrono ai ripari

Accesso indiscriminato ai benefici penitenziari anche a chi fa parte di Cosa Nostra, Camorra o 'Ndrangheta. È questo il rischio della nuova legge sull'ergastolo ostativo. Nello specifico, secondo il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, sono ben cinque mila mafiosi, tra cui boss, che potrebbero uscire dal carcere senza aver collaborato con la giustizia o essersi dissociati.
Ad oggi Procura nazionale antimafia, direzioni distrettuali, Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria), vertici operativi di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza stanno cercando di correre ai ripari.
In una riunione tenutasi nell’ufficio del coordinamento delle forze di polizia del Dipartimento di Pubblica sicurezza guidato da Lamberto Giannini, è stato sottoscritto un protocollo operativo tra uffici giudiziari territoriali e la Pna.
Sul tavolo sono stati presentati i dati forniti dal capo del Dap: 1.200 detenuti con ergastolo ostativo, 10mila in carcere con reati di alta pericolosità, circa 900 carcerati con richiesta di permesso già presentata e, in particolare, più di 600 che non l’avevano mai chiesto prima.
Nel testo, presentato da Melillo, si parla di mettere in atto ogni azione per scongiurare permessi forieri di nuove attività illegali.
Tra novembre e dicembre scorso Melillo ha già disposto la creazione presso il sistema informativo digitale (Sidna) di cartelle nominative - mafiosi e terroristi - ad hoc per la questione, in un’area di condivisione informativa riservata ai soggetti abilitati all’accesso.
Ricordiamo che la decisione sulle richieste di benefici spetta ai tribunali di sorveglianza mentre la  Procura nazionale e quelle distrettuali sono tenute a dare un parere.
I tribunali di sorveglianza possono disporre accertamenti sul tenore di vita del detenuto e dei soggetti collegati, così come sul pericolo concreto, una volta in libertà anche solo di qualche giorno, di un riallaccio dei legami con il circuito mafioso. La procura nazionale sta anche studiando con la Guardia di Finanza una piattaforma sugli accertamenti patrimoniali. Presso il dipartimento di Pubblica sicurezza partirà a breve un gruppo di lavoro con gli alti dirigenti dei reparti operativi di Polizia di Stato, Carabinieri e Gdf, per definire un modello omogeneo d’azione efficace per attingere il maggior numero di informazioni attuali e significative su chi ha richiesto il beneficio carcerario, così da scongiurare una scarcerazione indebita ma soprattutto rischiosa.

Foto © Imagoeconomica

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