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L’intervista ai direttori di ANTIMAFIADuemila ed Antimafia Dos Mil al programma “Tu Mejor Golpe”: “Neanche l’URSS e la destra USA, sono arrivate a tanto”

Lo scorso mercoledì 21 dicembre è andata in onda l’intervista del nostro caro collega Walter Vesprini, conduttore del programma “Tu Mejor Golpe”, di radio WOX 88.5 FM di Rosario, a Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila, e al direttore della testata in Sud-America, Antimafia Dos Mil, Jean Georges Almendras.
Vesprini ha intervistato Bongiovanni sulle ultime pubblicazioni della testata che oltre ad occuparsi di cronaca giudiziaria e di mafia, si occupa anche delle vicende che colpiscono maggiormente il mondo, come la guerra in Ucraina.
Quindi il conduttore ha chiesto al direttore se l’umanità sia in declino.
“Il mio istinto di preservazione della vita non ci vuole pensare. Tu sei un giornalista e lo sai. L'inquinamento, le guerre, l'odio e la violenza, ed ora in forma mostruosa, ci parlano ogni giorno, come non mai, di un conflitto nucleare. Se tutti i giorni ne parlano quelli che hanno armi nucleari, allora forse è lecito domandarsi se siamo veramente sull’orlo dell’estinzione”, ha risposto Bongiovanni.
Vladimir Putin, Joe Biden, Boris Johnson, continuano a dire che risponderanno con l'arma atomica - ha detto ancora Bongiovanni -. Neanche l'Unione Sovietica, la dittatura comunista, la destra americana sono mai arrivati a tanto. Questo mi fa paura”.
Vesprini ha quindi chiesto se lotta alla mafia e lotta al disarmo nucleare sono così distanti come sembrano.
“Le cose non sono tanto separate - ha risposto Bongiovanni -. I venditori di armi non nucleari, ma che vendono armi potenti, sono mafiosi, le cose sono relazionate. E malgrado la Russia per me si stia difendendo, invece di attaccare, da un'invasione della NATO - ha proseguito -, Putin è comunque uno che la mafia russa la controlla. E’ tutto relazionato”.
“Il traffico di armi che fa la mafia italiana e la mafia dell'est è un traffico enorme. Quando finirà la guerra in Ucraina, si venderanno le armi in forma illegale, perché rimarranno miliardi di armi in Ucraina... E cosa devono fare? Buttarli al fiume? Le vendono alle mafie”.
Quindi il conduttore ha chiesto ai due ospiti in collegamento come vivono la mafia la società italiana e uruguaiana?
“La società italiana legge profondamente l'informazione che riguarda la mafia e l'Antimafia ma non lo trasmette. Io ho 248 mila lettori, non è un giornale on line generico, è un giornale che parla solamente di cronaca giudiziale, corruzione, ecc. È il più colto del mondo, credo. Ma se noi facciamo un appello a Palermo per protestare vengono 100 persone. Questo è drammatico. Per far venire 250 mila persone devono ammazzare qualcuno. Questa è l’ironia della società italiana. Se uccidono me, o Almendras, o un giudice, la popolazione scende in strada”, ha raccontato Bongiovanni.
“In parte è per paura, in parte è per indifferenza”,
ha affermato il direttore.
Almendras ha aggiunto che quello che succede in Uruguay è molto simile a quello che succede in Italia. “L’atteggiamento di indifferenza è simile. I valori di giustizia e verità rimangono praticamente sottomessi al valore del denaro. L’affare della guerra è il business della guerra. L'Italia è un paese forte comparato con l'Uruguay. Ma in un paese di 80 milioni di abitanti è molto più evidente l'indifferenza che è ritornata in questi paesi”.
Dopodiché si è parlato del ruolo di collettivi giovani di attivisti come Our Voice. Il movimento artistico diretto da Sonia, figlia del direttore, “è una forma di lottare contro l'indifferenza da una perspettiva artistica?”, ha chiesto Vesprini.
“Sono d’accordo. I giovani insieme a Sonia hanno intrapreso la strada corretta, più opportuna per arrivare alla gente; il teatro, le piazze, scenari, si riempiono sempre di gente. L’amico Almendras, che è un giornalista che ha lavorato in televisione moltissimi anni, dice anche lui che questa è una protesta attraverso l’arte, perché i ragazzi sono cantanti, artisti, pittori, e la gente vede, loro trasmettono il messaggio Antimafia. Attraverso questo mezzo la gente sì può ascoltare”, ha espresso.

Il focus si è poi spostato sulle scuole, e sul perché di mafia non se ne parli abbastanza quindi sulla necessitò di formare i giovani.
In Italia lo abbiamo fatto al Senato, al Parlamento della Repubblica chiedendo all’ex ministro della Giustizia. Ma ricordiamo che molti dei deputati e senatori dell’attuale governo sono amici di mafiosi, e due di loro molto potenti sono in carcere per mafia. Non si tratta di fatti di cui si parli nelle strade o nei bar, ma è stato dimostrato a livello giudiziale. Due sono, uno si chiama Marcelo Dell'Utri, l'altro, Antonio D'Alì. Uno è entrato in carcere nei giorni di Natale per scontare la condanna che la Corte Suprema gli ha inflitto per mafia. Perché in Italia esiste il reato di mafia, ma l'Unione Europea che non riconosce il reato di mafia… è assurdo”.
“La proposta è di insegnare la storia della mafia italiana nelle scuole, liceo ed università. Perché dobbiamo studiare storia dell'Impero Romano, del fascismo e nazismo, e non la storia della mafia? Perché non lo vogliono”,
ha continuato Bongiovanni. “In Italia, Argentina, Uruguay, esistono narco-stati”, ha affermato.
E a proposito di narcos. “La mafia italiana con i narcos messicani, ecuadoriani, brasiliani, fanno passare migliaia di tonnellate di cocaina verso l'Europa con la complicità dei governi. Non sono quelli che vendono nella piazza, nell'obelisco di Buenos Aires per esempio, questa è delinquenza comune”.

Della stessa idea è Georges Almendras:
“Il narcotraffico e la mafia, la logica mafiosa - non il narcotrafficante, non il capo di Los Monos - è quella che è piazzata nei vertici argentini, nel sistema politico e del governo paraguaiano, uruguaiano, colombiano, italiano”, ha spiegato il direttore di Antimafia Dosmil. L'uomo si regge su uno stato di Diritto, ma quando lo stato di Diritto è inquinato, non è il problema di Los Monos (banda di narcos che opera a Rosario), è un problema molto più grande che dobbiamo comprendere che è radicato nelle case di governo, nei parlamenti. Quello è più pericoloso di un delinquente che mi punta contro una rivoltella in una fermata di una strada di Rosario e che mi ruba il mio cellulare. Io almeno a quel delinquente lo vedo, ma il crimine radicato nel governo no, addirittura finisce che lo voto perché egoisticamente mi risolve problemi”.
Quella a Radio Wox è senza dubbio un'intervista più che interessante. Un'intervista da ricordare e sulla quale riflettere. 

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