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Bennardo Mario Raimondi, ceramista e presepista di Palermo, vittima di racket e di negligenza delle istituzioni, ha un piccolo desiderio per queste festività: partecipare a un presepe vivente.
“Avete mai visto un pastore che fa dal vivo le statuette con l'argilla in un presepe vivente? No, io sono a disposizione per partecipare come pastore in un presepe vivente”. Questo l’annuncio, il piccolo desiderio per queste festività, che Bennardo ha pubblicato su Facebook dove è solito pubblicizzare i suoi lavori artigianali che vende per poter vivere. Un modo per sostentarsi, quindi, ma anche per riscattarsi. Nel 1998 Bennardo Raimondi cadde nella trappola degli usurai. Dopo aver ricevuto pressioni e minacce, vendette i propri averi e la propria casa per pagare i debiti e gli altissimi interessi maturati.
Alla fine, però, decise di denunciare i suoi strozzini, anche se non immaginava che il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo dal punto di vista sociale e non solo. Molte volte si sentirà isolato ed abbandonato in questi anni, momenti di sconforto dovuti anche a vicissitudini familiari e a problemi economici che pesano maggiormente con l’arrivo della crisi economica causata dall’emergenza sanitaria.
L’artigiano racconta che le ingenti difficoltà economiche “si sommano al fatto di avere un figlio malato, che periodicamente deve essere portato a Roma perché affetto da una malattia rara”. “Per cercare di continuare a curare il figlio Bennardo si è visto costretto a vendere un rene”. Poi però sono le immagini delle sue opere straordinarie a richiamare l’attenzione. Il grande talento di Raimondi si riflette nelle espressioni dei personaggi che dalle sue mani prendono forma, e poi ancora nei presepi, nelle collezioni di piatti, nelle tegole decorate, negli orologi, e nelle madonne dallo sguardo acceso.  
Far conoscere la sua arte e acquistare i suoi prodotti rappresentano un modo efficace per poter aiutare Raimondi e la sua famiglia e premiare quella scelta coraggiosa fatta tanti anni fa e mai rinnegata.

Tel: 3391327950

Info: facebook.com

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