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La rivelazione dell'attentatore del Papa: "In Vaticano organizzato il rapimento. E' ancora viva, liberatela"

"Da quarant'anni si ripetono sempre le stesse cose. Quando non c'è la verità, quando la menzogna continua, può danneggiare sia il Vaticano sia Emanuela Orlandi. Questa storia del sesso e del banco ambrosiano, dei riti satanici, è una menzogna. C'è una sola verità: Emanuela Orlandi è collegata con il Terzo segreto di Fatima. Un gruppo di persone dentro il Vaticano ha organizzato questo rapimento. Doveva servire soltanto per ottenere la mia liberazione".
Ecco le parole di Mehmet Alì Agca, l'attentatore di Papa Giovanni Paolo II, ieri sera intervenuto in collegamento con Andrea Purgatori ad Atlantide, su La7, in occasione dello speciale "Emanuela Orlandi e i segreti della banda della Magliana". 
Proprio Agca ha sollevato un nuovo polverone sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, di cui non si sa più nulla da 39 anni.
Poi Alì Agca è tornato a ribadire ciò che aveva scritto alcuni giorni addietro in una lettera inviata al fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, ieri sera presente in studio: "Se qualcuno in Vaticano vuole, Emanuela ritorna a casa domani. Se non è successo qualcosa di straordinario o un attacco cardiaco, Emanuela Orlandi sta benissimo, nessuno le ha fatto male". Secondo la sua ricostruzione la Orlandi si troverebbe in un convento, e avrebbe "accettato serenamente" il suo destino. Nel 2010 l'uomo, scarcerato definitivamente in Turchia da poco più di un mese, incontrò proprio il fratello di Emanuela dicendo che era ancora viva e che sarebbe intervenuto per riportarla a casa.
Quindi ha concluso: "Occorre fare pressioni sul Vaticano, non c'è altra soluzione. Chiedo a Papa Francesco di concludere questa storia. Non è stato assolutamente Giovanni Paolo II ad organizzare il rapimento. Quando è avvenuto, Karol Wojtyla era in Polonia per salvare il suo paese dalla tirannia sovietica".
Certo è che, al di là dell'attendibilità dell'attentatore di papa Wojtyla, in questi giorni stanno emergendo diversi elementi che puntano tanto alle trame interne del Vaticano quanto alla manovalanza messa a disposizione dal boss della Banda della Magliana (l'organizzazione criminale più potente di Roma negli anni Settanta e Ottanta), Renato De Pedis. Quest'ultimo viene tirato in ballo ancora una volta da un audio inedito reso pubblico due giorni fa e da Il Riformista pubblicato dopo l'annuncio della loro esistenza da parte di Alessandro Ambrosini, fondatore del blog Notte Criminale. Nei nastri, risalenti al 2009, uno dei soci di Renatino De Pedis lancia nuove e pesanti accuse nei confronti del Vaticano.
Nella prima registrazione la persona che rivela le informazioni, rimasta per il momento anonima, sembra ripercorrere le presunte cause di quanto accaduto. Non viene mai fatto esplicito riferimento ad Emanuela Orlandi o a Mirella Gregori, ma si parla di "alcune ragazze".
Si parla chiaramente di De Pedis ("È sepolto lì per grazia ricevuta, ma non per quello che dice quella pazza della Minardi"). Poi si sente un riferimento al cardinale e arcivescovo, segretario di Stato dal 1979 al 1990 e, quindi, anche nell'anno delle sparizioni delle giovani: "Ma sa chi era Casaroli lei? Quello veniva al riformatorio e ci portava le sigarette. Era pure…". Ma il resto del discorso risulta essere incomprensibile.
"Papa Wojtyla… - continua prima di essere interrotto nuovamente da Ambrosini che commenta con un no ma andiamo e prima che il racconto risulti di nuovo indecifrabile - Chi gli ha salvato le chiappe è Casaroli. Casaroli non è intervenuto direttamente, ha fatto intervenire gli ex cappellani di Regina Coeli che portavano whisky, lettere, tutto quello che serviva, droga, all’interno del carcere. Quando è servito qualcosa a chi si sono rivolti?", ha continuato.
"De Pedis conosceva pure Marci..", si sente dire dalla persona, prima che l'audio faccia risultare incomprensibile (o non completo) il nome pronunciato. "E quella cosa di Calvi?", chiede Ambrosino. "Viene sempre da lì – continua l'altro – Ma è tutto un altro giro. Quello è Diotallevi Ernesto, amico intimo di Abbruciati", continua facendo riferimento ad altri individui della Banda della Magliana. "Allora, però, facciamo", prova nuovamente ad inserirsi Ambrosini.
"Wojtyla… – riprende a raccontare prima di una porzione di audio censurato di cui non conosciamo il contenuto – …pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla ora le tolgo da mezzo. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro: non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so tutte caz*ate".
Nel secondo nastro "Le cose vere non si possono pubblicare".
Nel secondo nastro si affronta ciò che è successo dopo e si specifica come sia inutile raccontare la verità su ciò che è accaduto.
"Le cose vere non si possono pubblicare - dice questa fonte prima di una censura all'audio - Perché nemmeno… Le ripeto il comandante dello … che era compare e subalterno del generale del Sismi. Mi hanno portato a pranzo a Fiuggi, hanno tentato di… dicci come stanno le cose. Ho detto senti Nando, si chiamava Nando, che te dico? Se sapete la verità che ci fate? Non ci fate niente. Lei e della gente è morta, come la provi una cosa del genere, ti citano pure i danni". "Quello sicuramente", ha confermato Ambrosini. "Io quando parlai con Nando a Fiuggi dissi Nando non hai capito. A te ti trasferiscono, a me m’ammazzano, lascia perdere. Purtroppo l’Italia è un Paese strano".

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