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Luiz Inacio Lula: "Chiedo che sia liberato dalla sua ingiusta carcerazione"

Esattamente dodici anni fa, il 28 novembre 2010, New York Times, The Guardian, Le Monde, El Pais e Der Spiegel si unirono per pubblicare, in collaborazione con Wikileaks, una serie di rivelazioni che sarebbero state riprese dai media del mondo intero. I cinque giornali fanno oggi appello agli Usa in favore del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, detenuto nel Regno Unito. Come ricorda la lettera pubblicata oggi dai 5 giornali, 12 anni fa fu reso pubblico il contenuto di oltre 251 mila telegrammi diplomatici del Dipartimento di Stato Usa, che rivelavano diverse vicende di corruzione, scandali e spionaggi a livello planetario. Come scrisse allora il New York Times, i documenti divulgati mostravano senza trucchi il volto di un governo statunitense spudorato e cinico. Le sue decisioni hanno avuto un altissimo costo in termini di vite umane.
E Julian Assange ha pagato per aver detto la verità: arrestato il 12 aprile 2019, su mandato Usa, da tre anni e mezzo è detenuto nel Regno Unito, in una prigione di alta sicurezza destinata normalmente a terroristi o esponenti della criminalità organizzata.
Assange potrebbe essere estradato in America dove rischia una pena fino a 175 anni in un carcere ad altissima sicurezza. Nella lettera, i giornali esprimono "grande preoccupazione per i procedimenti giudiziari senza fine che Julian Assange subisce per aver raccolto e pubblicato informazioni confidenziali e sensibili". "L'amministrazione Obama-Biden, in carica nel 2010, non aveva citato in giudizio Assange, spiegando che in questo caso avrebbero dovuto essere accusati anche molti giornalisti di diversi grandi media. Questa posizione riconosceva la libertà di stampa come fondamentale, a prescindere dalle conseguenze". Ma, si ricostruisce ancora nell'appello, "questa visione delle cose è evoluta sotto il mandato di Donald Trump, quando il dipartimento di giustizia si è basato su una legge vecchia di oltre un secolo, l'Espionage Act, concepito durante la prima Guerra mondiale per poter incriminare potenziali spie, ma non era mai stato usato contro i giornalisti". Tale atto d'accusa ha creato "un precedente pericoloso" che "minaccia la libertà di informare e rischia di ridurre la portata del primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti". Quindi, conclude l'appello, "dodici anni dopo le prime pubblicazioni è venuto il momento per il governo degli Stati Uniti di abbandonare i procedimenti contro Julian Assange per aver pubblicato informazioni segrete. Pubblicare non è un reato". Il presidente eletto del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva ha incontrato ieri il caporedattore della piattaforma WikiLeaks, Kristinn Hrafnsson, chiedendo che Julian Assange "sia liberato dalla sua ingiusta carcerazione". Via Twitter Lula, che si insedierà alla presidenza del Brasile l'1 gennaio prossimo, ha reso noto di essersi incontrato con "Hrafnsson, e con il giornalista Joseph Farrell, che mi hanno informato sulla situazione sanitaria e sulla lotta per la libertà di Julian Assange". "Ho chiesto loro - ha sottolineato - di inviare (ad Assange) la mia solidarietà". Auspico, ha concluso, che "Assange sia liberato dalla sua ingiusta prigionia". La presa di posizione di Lula avviene all'indomani della diffusione da parte di cinque quotidiani.

Foto © Deb Photo

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