Presenti alla cerimonia anche il Presidente Mattarella, il guardasigilli Nordio, Lia Sava e David Ermini
"La verità sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è tuttora incompleta: finché non avremo piena luce, la nostra democrazia sarà dimezzata. Cosa nostra non è ancora sconfitta, alla violenza delle armi ha sostituito tecniche di elusione delle indagini sempre più sofisticate. Per questo la lotta alla mafia deve essere sempre al centro dell'agenda politica. Ciascuno, a ogni livello, scelga da che parte stare. Non con le parole ma con i fatti come fecero Falcone e Borsellino”. Sono le parole con cui il presidente della Corte di appello di Palermo, Matteo Frasca, ha aperto la cerimonia di intitolazione dell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un evento speciale organizzato come giornata conclusiva dell'anno di commemorazione delle stragi di Capaci e Via D'Amelio. Ospiti della cerimonia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il guardasigilli Carlo Nordio, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, assieme alle più alte cariche civili, militari e religiose, con gli esponenti di vertice sia della politica sia della magistratura. L’intitolazione è stata fortemente voluta “a chiusura di un anno particolare e emotivamente coinvolgente. Un'intitolazione che abbiamo ritenuto meritasse una celebrazione corale di tutte le vittime di mafia. Solo uno sforzo collettivo ci consentirà di arrivare finalmente alla compiuta verità sugli efferati delitti che hanno scosso il nostro Paese”, ha detto il procuratore generale Corte Appello di Palermo Lia Sava durante la cerimonia.
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Successivamente è intervenuto anche il vicepresidente del Csm David Ermini, il quale ha sottolineato la necessità di considerare “la lotta alle mafie una priorità nazionale”. “La certezza che la mafia non è un'organizzazione invincibile deve incoraggiarci a seguire con ancora più fermezza”. E poi i giovani che hanno avuto la forza di spezzare “le catene della paura e del silenzio”. Il sacrificio dei due giudici, ha continuato Ermini, “ha provocato una rivoluzione delle coscienze. Uomini delle istituzioni, la lotta alla mafia deve essere ritenuta una priorità nazionale, seguendo l'esempio di due straordinari uomini dello stato che hanno pagato con la loro vita. L'isolamento che hanno subito i magistrati sarà una ferita che si potrà ritenere completamente cicatrizzata solo quando si saprà la verità sulle stragi, depistaggi e complicità”. La cerimonia è stata organizzata dall'Associazione nazionale magistrati, dalla Fondazione Progetto Legalità, dalla Fondazione Vittorio Occorsio e dalla Fondazione Teatro Massimo di Palermo. A seguire il cerimoniale si è spostato al Teatro Massimo dove si concluderà la giornata con il "Requiem per le vittime della mafia", che ha unito la musica di sette compositori, tra i quali Marco Tutino che aveva lanciato l'iniziativa subito dopo le stragi e l'attuale sovrintendente del Teatro Massimo Marco Betta, con i testi dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo.
Foto © Deb Photo
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