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Il presidente del tribunale di Palermo intervistato da La Repubblica

La confisca dei beni alle cosche è indubbiamente un'importante vittoria dello Stato e della legalità, ma spesso accade che le aziende che vengono sottratte, e che finiscono sotto il controllo dell'amministrazione giudiziaria, non riescono a sopravvivere con un altissimo rischio di fallimento
Un danno che spesso colpisce lavoratori e titolari delle aziende a cui, per un certo periodo, il bene viene sottratto.
Adesso dal Tribunale di Palermo c'è un'idea semplice. Non concentrarsi solo alla sottrazione dei beni a disposizione della criminalità organizzata, ma anche cercare di risanare le aziende al centro delle indagini, nella prospettiva che una volta compiuti tutti gli accertamenti possano anche essere restituiti al titolare senza danni aggiuntivi.
Il Presidente del Tribunale di Palermo Antonio Balsamo, intervistato oggi da Salvo Palazzolo per La Repubblica, ha spiegato i passaggi di questa nuova attività in tema di lotta alla mafia.
"Nel passato attorno alle aziende sequestrate si creava spesso un vuoto: molti altri imprenditori, ma anche diversi settori del sistema bancario, prendevano le distanze.
Anche in nome di ragioni economiche. Una situazione con cui fare i conti. Così, si sono fatti strada strumenti come l’amministrazione e il controllo giudiziario".
Compiendo scelte chiare di rottura netta con gli ambienti criminali va assolutamente evitato che nella gestione dei beni sequestrati si arrivi al fallimento delle aziende.
"I nuovi istituti, come quello dell’amministrazione e del controllo giudiziario, non potrebbero dare i risultati immaginati se non ci fosse una sezione Misure di prevenzione ben attrezzata, che ha modernizzato tutta la propria organizzazione - ha spiegato Balsamo - A Palermo, i giudici possono avvalersi anche dell’importante contributo dei componenti dell’ufficio del processo: in particolare, ho ritenuto che potessero essere preziose delle competenze di tipo economico. E non è l’unica novità in campo in questo settore così delicato". Quindi il magistrato ha spiegato che da giugno è stato istituito un gruppo di lavoro "impegnato nell’istituzione di registri informatici con i dati forniti dai professionisti interessati ad assumere incarichi di ausiliari dei giudici, dunque anche di amministratori giudiziari. In questi registri, realizzati su base volontaria, confluiranno tutte le notizie sulle attività svolte dai professionisti. Uno strumento per oggettivare il merito. Così, il giudice potrà scegliere l’amministratore giudiziario più adatto".
In questo modo l'Italia può davvero rappresentare un riferimento anche sul piano internazionale. All'estero attualmente non è consentita la confisca dell’azienda e spesso si sequestrano i singoli beni. Da tempo però si è aperto un dibattito, guardando all'esperienza italiana, affinché si arrivi alla confisca anche senza condanna.
Secondo Balsamo "è possibile assicurare la continuità aziendale e separare la realtà imprenditoriale da quella criminale. Tutto ciò attraverso specifiche professionalità che possano occuparsi della vigilanza sulla gestione diretta delle aziende. E dare, appunto, delle prescrizioni per rimuovere i rischi di infiltrazione mafiosa".

Tratto da: La Repubblica

Foto: it.depositphotos.com

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