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Palamara: "Il trasferimento dell’inchiesta da Capaldo a Pignatone non rientra nella normalità"

La puntata trasmessa pochi giorni fa sul canale “Dark Side Storia Segreta d'Italia” ha affrontato con la conduzione dei giornalisti Gianluca Zanella e Marcello Altamura, uno dei casi più discussi e ancora irrisolti nella storia della cronaca italiana: il caso Emanuela Orlandi. Ospiti della puntata seguita con attenzione dai "Darksiders", Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi e il già magistrato Giancarlo Capaldo, profondo conoscitore del caso.
"Pensavamo di vivere nel luogo più sicuro del mondo dato che i giardini del Vaticano erano, per noi Orlandi, come i giardini di casa”. Con queste parole, Pietro Orlandi, ha ricordato il modo in cui è iniziata la vicenda che racconta la scomparsa di sua sorella Emanuela.
Emanuela era una ragazza normalissima; scompare nel giugno del 1983, nel giorno della sua ultima lezione di musica - ha ricordato Pietro Orlandi -. L’ultima a sentire Emanuela è stata mia sorella Federica, quando, a telefono, ha raccolto il racconto di Emanuela mentre parla di un uomo che l’aveva fermata poco prima, in Corso Rinascimento, per proporle un lavoro di volantinaggio in favore di una nota marca di cosmetici, il tutto, a fronte di un compenso molto alto.” - prosegue - “Emanuela aveva appuntamento con l’altra nostra sorella Cristina davanti a Castel Sant’Angelo, purtroppo, Emanuela non si è mai presentata all’appuntamento e da quel momento, di lei, non abbiamo saputo più niente”.
Al caso Orlandi - ha ricordato l’ex magistrato Capaldo -, viene accostata anche la sparizione di Mirella Gregori avvenuta un mese prima, il 7 maggio del 1983. Un binomio investigativo separato nelle indagini ma unito “da un intervento di Papa Wojtyla che prega i sequestratori di restituire le due ragazze alle rispettive famiglie”.
Difatti, la sparizione di Emanuela porta con sé numerosi eventi in seno ai misteri più intricati della storia italiana; dallo scandalo dello IOR, passando dai servizi segreti fino al caso De Pedis (boss della “Banda della Magliana”,ndr), quando si parla di Emanuela Orlandi, la correlazione con altre questioni spesso irrisolte, diviene pressoché naturale.
Le piste investigative relative alla scomparsa di Emanuela sono tante (tra queste anche l’attentato a Giovanni Paolo II, ndr) e spesso prive di una logica corretta, a volte, anche depistatoria - ha puntualizzato Capaldo -. Il numero delle piste investigative possibili potrebbero indicare gli interessi che si celano dietro al caso Orlandi e il motivo ‘particolare’ oltre che necessario per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica.” - prosegue - “Nel 2008, Sabrina Minardi (vicina a De Pedis, ndr) - ha ribadito Capaldo -, ha reso dichiarazioni interessanti e rivoluzionarie. Minardi, ha accostato il rapimento di Emanuela alla Banda della Magliana, pertanto, ritengo che le dichiarazioni fornite dalla Minardi siano serie e importanti”.

Da Marco Accetti alla Procura di Roma
Una persona che si è voluta inserire nel caso Orlandi”. Queste le parole di Piero Orlandi per commentare la figura di Marco Fassoni Accetti, il fotografo con diversi ruoli in altrettanti casi di cronaca nera. Accetti, oltre ad aver permesso nel 2013 il ritrovamento del flauto che si presume possa appartenere ad Emanuela, anche se non sono state trovate tracce di DNA di Emanuela, si è anche auto-accusato del rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori attraverso un racconto considerato dai pm come “fantasioso”.
A luglio di quest'anno, Accetti, ha raccontato della scomparsa relativa alla salma di Katty Skerl, la 17enne strangolata nel 1984 e sepolta nel cimitero di Verano, oggi, non ancora ritrovata. Secondo le dichiarazioni rese dal fotografo, la salma di Katty sarebbe scomparsa per inviare un messaggio ad una delle fazioni che si contrappongono in seno al Vaticano; sempre secondo Accetti, l’episodio sarebbe in qualche modo collegato con la vicenda di Emanuela Orlandi.
Sulla vicenda, durante la diretta di “Dark Side”, anche l’ex magistrato Giancarlo Capaldo ha espresso alcune considerazioni: “Accetti è un personaggio molto ‘complesso’. Era a conoscenza di molti dettagli e frequentava le stesse zone delle ragazze (Emanuela e Mirella, ndr) - ha precisato Capaldo -, tuttavia, parlare di Accetti è una perdita di tempo se l’intento è cercare la verità; risulta essere un dato importante se l’obiettivo è capire come avvengono le distorsioni, manipolazioni e fatti depistatori durante i processi penali”.
Le parole di Capaldo rivestono un ruolo di primo piano nel racconto di una vicenda complessa e delicata come il caso Orlandi. Durante la trasmissione viene ripresa lo stralcio di una precedente intervista ad opera del giornalista Gianluca Zanella all’ex presidente dell’ANM Luca Palamara, il quale, riferendosi al presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano Giuseppe Pignatone e, all’ex magistrato Giancarlo Capaldo, Palamara, ha definito il trasferimento dell’inchiesta sul rapimento di Emanuela Orlandi da Capaldo a Pignatone come "una situazione che in qualche modo ha alterato il normale corso delle attività”. E ancora: “Non rientra nella normalità dei rapporti all’interno della Procura togliere un fascicolo ad un procuratore aggiunto e prendere decisioni diverse in quel modo; normalmente - ha aggiunto Palamara -, queste dinamiche si svolgono in maniera diversa”.

La vicenda in seno alla Procura di Roma sul caso Orlandi è stata commentata da Pietro Orlandi con una sua considerazione puramente personale e che vedrebbe una parte del Vaticano disposta a fare un passo avanti assieme a Capaldo e un’altra parte non disposta e, per questo, si è ‘appoggiata’ a Pignatone, il quale, sarebbe intervenuto portando tutto verso l'archiviazione. “Forse qualcuno ha ancora le prove di quello che è successo. Hanno preferito subire in questi 40 anni (riferendosi al Vaticano, ndr) le provocazioni dell'opinione pubblica attraverso petizioni e manifestazioni, tuttavia, non hanno mai fatto il passo avanti necessario per arrivare alla verità e, se non l’hanno fatto è perché non possono farlo. Questa è la mia convinzione - ha precisato Orlandi -. Abbiamo scritto al Papa dicendo che abbiamo elementi che potrebbero portarci alla verità e di persone che sono a conoscenza di fatti importanti  legati ad Emanuela - ha concluso Pietro Orlandi -, purtroppo la magistratura vaticana rifiuta di incontrarci”.

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