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Da Milano ad Ancona, turisti e ferrovieri asfissiati dal caldo e dallo spot di Forza Italia, lo stesso dal 1994

Passano gli anni ma Silvio Berlusconi è sempre lì. Protagonista intramontabile della seconda Repubblica, il Cavaliere, nonostante la sua età, non intende scendere da cavallo e vuole ancora dire la sua in politica per contribuire al “bene del Paese” in vista del 25 settembre, data in cui gli italiani si recheranno in cabina elettorale. Resta poco meno di un mese di tempo ai partiti. I colloqui sono serratissimi tra coalizioni e partiti stessi. L’ex premier non può perdere tempo, deve sciogliere gli ultimi nodi all’interno del centrodestra e della sua Forza Italia. Per fare ciò, giorni fa ha convocato a Villa Certosa, in Sardegna, un vertice con i suoi parlamentari, dando pure forfait al funerale del suo storico avvocato Niccolò Ghedini. Vuole ottenere un successo per Forza Italia e riscattarsi dopo aver dovuto abbandonare l’idea di candidarsi al Quirinale a gennaio. E per farlo sta facendo ricorso al suo cavallo di battaglia di sempre: la pubblicità. In queste settimane, infatti, sono tornati i dress code, le foto ritoccate, i cartelloni, le pubblicazioni (che ora si fanno sui social, strategicamente usati la mattina presto, all’ora di pranzo e prima di cena) e soprattutto gli intramontabili jingle pubblicitari. Lo sanno bene i milioni di italiani che viaggiano in treno ogni giorno in questa calda estate. Insieme all’afa, chi viaggia e chi lavora deve anche sopportarsi lo spot asfissiante di Forza Italia: lo stesso composto da Renato Serio nel 1993 e arrangiato dal maestro Augusto Martelli per le politiche del ’94. “Forza Italia per essere liberi”, ripete il jingle come un mantra alternato da pochi altri spot.
Ad accompagnarlo, il solito mezzo busto di Berlusconi, tiratissimo e abbronzatissimo, e sotto la scritta “una scelta di campo”. Il faccione è lo stesso del ’94, visibilmente più giovane rispetto ad oggi. “Sembra di essere tornati indietro di trent’anni”, dice qualcuno. E in effetti è così. Quello era l’anno dei mondiali in America, del rigore di Baggio, del Sudafrica di Mandela e del lancio della prima Play Station. Ma è anche l’anno della vittoria di Forza Italia alle elezioni. La mafia aveva da poco sferrato un durissimo attacco allo Stato con le bombe di Palermo nel ’92 contro i giudici Falcone e Borsellino e poi ne aveva sferrati altri quattro a Roma Firenze e Milano nel ’93 contro le basiliche e i musei. Attentati che rientravano all’interno della strategia stragista di Cosa Nostra che nel frattempo - oltre a fare richieste politiche salva-boss allo Stato in cambio della fine degli attentati - stavano cercando un nuovo referente politico dopo aver pronunciato sentenza di morte contro la vecchia guardia politica del tempo (Dc, Psi), rea di non aver fatto abbastanza per ostacolare il maxiprocesso. Referente politico che venne individuato proprio in Forza Italia, come è scritto nella sentenza di primo grado del processo ‘Ndrangheta stragista, fondata da Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Quest’ultimo è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in mafia proprio per aver fatto da uomo cerniera per diciotto anni tra i boss e Berlusconi, che la mafia la pagava, secondo la Cassazione, fino al 1992. Fatti non questionabili. Ecco perché i jingle di Forza Italia trasmessi giorno e notte nelle stazioni ferroviarie di mezzo Stivale - ci sono arrivate segnalazioni da Milano, Treviso, Verona, Venezia, Udine, Pordenone e persino Ancona - nauseano, e non poco, coloro che quel periodo l’hanno vissuto e non si dimenticano dei vent’anni di Berlusconismo. A costoro, vista l’infinita quantità di schermi e maxi schermi presenti nelle stazioni, è praticamente impedito distogliere lo sguardo dallo spot di Forza Italia, fatto seguendo a puntino le strategie di bombardamento pubblicitario di Mediaset. Non resta loro che ascoltarsi della buona musica, almeno per evitare il jingle, e mettersi in viaggio con la speranza di non doversi ritrovare il Cavaliere a Palazzo dopo settembre.

Foto © Imagoeconomica

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