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Cannizzaro si trovava all’interno per una riunione. Fu processato e poi assolto per un presunto patto con le cosche

Tre colpi di pistola calibro 38 sono stati sparati da persone non identificate a Reggio Calabria sulla vetrata della segreteria politica di Francesco Cannizzaro, deputato di Forza Italia ricandidato alle elezioni politiche del 25 settembre. L’intimidazione è avvenuta in serata in una zona a poca distanza dalla sede del Consiglio regionale della Calabria. All’interno dei locali era in corso una riunione politica a cui stava partecipando lo stesso deputato e alcuni suoi collaboratori. Nessuna delle persone presenti è rimasta ferita. Sul posto sono intervenuti la Polizia e la scientifica.

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la dinamica della sparatoria: verranno acquisite le immagini delle telecamere del Consiglio regionale e di altri dispositivi privati nelle vicinanze. Sentito dagli investigatori, il politico ha detto di non sapersi spiegare il perché dell’accaduto: è stato lui stesso ad avvertire le forze dell’ordine. Due dei proiettili sono rimasti conficcati sulla vetrata (che non era blindata ma solo rinforzata), mentre un terzo l’ha attraversata, ma ha perso potenza ed è caduto a terra. Le indagini verranno condotte in maniera condivisa dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e dalla Dda reggina: il procuratore capo Giovanni Bombardieri ha disposto un coordinamento condiviso tra il pm di turno Marco De Pasquale e il sostituto della Dda Walter Ignazitto. La polizia sta raccogliendo elementi per capire se l’intimidazione è legata alla campagna elettorale: sono stati ascoltati tutti i collaboratori del deputato e i soggetti che si trovavano nelle vicinanze al momento degli spari.

Cannizzaro, quarant’anni, è coordinatore provinciale di Forza Italia della città sullo Stretto. Originario di Santo Stefano d’Aspromonte, ha fatto tutto il percorso dal consiglio e dalla giunta comunali fino all’assemblea regionale. La sua figura, sottolinea il giornale d’inchiesta I Calabresi, è legata a quella dell’ex parlamentare Antonio Caridi, prima assessore regionale nella giunta Scopelliti e poi senatore, coinvolto e poi assolto nel processo Gotha. Da consigliere regionale, Cannizzaro era stato indagato e poi imputato nel processo “Ecosistema” sugli appalti nel settore dei rifiuti: era accusato di corruzione elettorale, aggravata dal metodo mafioso, per aver promesso la propria “disponibilità” a soddisfare gli interessi della cosca Paviglianiti in cambio di sostegno alle regionali del 2014. Aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato e pochi mesi dopo era stato assolto dal gup, nonostante la richiesta dell’accusa di condannarlo a due anni di carcere.

Foto © Imagoeconomica

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