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L’ex leader del M5S lancia la notizia sui social e attacca Grillo, Di Maio e Fico

"Non ritengo ci siano le condizioni per una mia candidatura alle prossime elezioni politiche". A dirlo è Alessandro Di Battista, ex leader del Movimento 5 Stelle, che in un lungo intervento in diretta sui suoi canali social ha annunciato la sua decisione di non candidarsi alle prossime elezioni. E approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. "Molti del M5s non mi vogliono. Nessuno mi ha chiamato e mi ha detto 'abbiamo bisogno di te', a parte Danilo Toninelli. Il più disponibile è stato Giuseppe Conte che è stato la persona più onesta e più corretta con me. Abbiamo avuto una interlocuzione molte leale, lo ringrazio. Per me è un galantuomo. Credo che abbia veramente a cuore gli interessi del Paese. Si è sempre comportato bene. Con Conte su alcune posizioni abbiamo idee molto diverse, io non sono un atlantista e non credo minimamente all'efficacia delle sanzioni (alla Russia, ndr), mai e poi mai avrei votato per l'invio di armi all'Ucraina. Per me atlantismo ed europeismo oggi non sono la stessa cosa”, ha sottolineato l’attivista appena rientrato dalla Russia (dove ha realizzato un reportage per Il Fatto Quotidiano). "Di questi tempi - ha continuato - tutti vogliono candidarsi, pur di avere una poltrona in Parlamento sono disposti a vendere la madre, a calpestare le proprie coscienze e la propria dignità, a infilarsi nella sede del Pd per elemosinare un seggio quando avevano detto peste e corna del Pd. Io davvero non sono come queste persone grazie a Dio”.
Di Battista ha messo fine, dunque, ai retroscena che lo vedevano nuovamente a pieno ritmo nella politica di partito: un ritorno alle origini del Movimento. Ma Di Battista ha detto di non poter dare “al Movimento 5 stelle una fiducia in bianco", spiegando che è lo stesso garante a non volerlo e "non è riuscito a prendersi pubblicamente le proprie responsabilità politiche". Il riferimento è a Beppe Grillo, contro il quale si scaglia con forza: "Io politicamente non mi fido di Beppe Grillo. Ancora Beppe Grillo fa da padre padrone e io sotto di lui non ci sto", ha rimarcato. Dibba, pur consapevole di ciò che Grillo "ha fatto per il Paese e anche per me", è convinto che il fondatore del M5S debba comunque "fare un passo di lato". Oltre a Grillo, Di Battista chiama in causa anche altri pentastellati che mal digerirebbero un suo rientro nel Movimento “per una serie di ragioni”. “Forse - ha spiegato - temono che io sia poco imbrigliabile, perché forse temono giustamente che io possa ricordare degli errori politici che sono stati commessi negli ultimi due anni da vari esponenti: Grillo, DI Maio che poi se n'è andato, Fico”. “Coloro che in un certo senso sono stati i principali promotori dell'entrata del Movimento nel governo Draghi", ha detto l'ex deputato.
Ciò che è certo, al momento, è che a fare un passo di lato è stato lo stesso Dibba chiudendo la porta al M5s. "Una parte di me voleva candidarsi per portare avanti determinate battaglie, io continuerò a lavorare da fuori. È facile parlare da dentro quando si è disposti a barattare tutte le proprie idee per un seggio", ha spiegato annunciando quindi la decisione di creare "un'associazione civica per fare cittadinanza attiva, politica da fuori del Parlamento, dal basso. Poi vedremo in futuro".

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