Il rapper catanese sui social: “Accanimento dello Stato italiano nei miei riguardi”

Alcuni artisti sono costantemente investiti dal successo, altri, come Vincenzo Pandetta, in “arte” Niko Pandetta, dai divieti.
Da nord a sud dello Stivale, continua a crescere il numero di concerti annullati che, come rende noto il giornale online Open, sono arrivati a cinque solo negli ultimi giorni.
Infatti, se da un lato il rapper di origini catanesi e con un passato in carcere per spaccio di droga, autore di testi come “Maresciallo non ci prendi, pistole nella fendi” parla di “accanimento dello Stato italiano” nei suoi riguardi, dall’altro, le questure parlano di “testi che evocano attività mafiose”.
Oltre alle armi, a voluminosi mazzi di banconote, auto sportive ed elementi vari che celebrano lo sfarzo come lo stile di vita intrapreso dai soggetti pluri-tatuati presenti nei video del rapper, ad essere celebrata attraverso la canzone “Dedicata a te”, anche la figura di zio Turi, ovvero, Salvatore Turi Cappello, boss del catanese detenuto al 41 bis dal ‘93 e zio dello stesso Niko Pandetta.
Zio Turi io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis”. Queste sono alcune delle parole presenti nel testo della canzone dedicata a zio Turi ed esclusa dal rapper nella scaletta delle sue esibizioni; forse, una decisione presa dal cantante in relazione a quella presa dal X Municipio di Roma che, alcuni anni fa, decise di annullare un suo evento al Villaggio dello Sport-X Village di Ostia conseguentemente ai contenuti dei suoi testi.
In merito ai fatti di Ostia, lo scorso settembre, il rapper Pandetta ha dichiarato: “Quando sono tornato in libertà ho inciso il mio primo singolo ed ha avuto un enorme successo e ha suscitato molte critiche. Ma ero un ragazzo diverso, avevo la testa altrove. Oggi sono cambiato, grazie alla musica - prosegue -. Ribadisco che potrei essere d’esempio per molti giovani che hanno vissuto o vivono la realtà che ho vissuto anche io. Ringrazio Dio per avermi dato una seconda possibilità”.
Tuttavia, le parole che continuano ad essere presenti nei testi delle sue canzoni sembrano non essere in linea con quelle relative al suo ravvedimento.
Intanto, il rapper sfoga tutta la sua frustrazione via social: “Non capisco questo accanimento nei miei confronti, sono cambiato e pago le tasse - ha scritto nella sua pagina Instagram -. Risolvete i problemi dell’Italia, che sono altri. Io voglio solo fare il mio lavoro e voi mi mettete i bastoni fra le ruote”. E ancora: “Chiamano i locali minacciandoli di fargli controlli tutti i giorni in caso decidessero di fare le serate con me. Questo è un ricatto becero per fare la guerra a una persona, per discriminare e bloccare il mio lavoro”.
A giugno sono stati cancellati diversi concerti di Pandetta e, in diversi casi, l’annullamento delle performance canore del rapper seguivano la scia delle proteste mosse dalle varie associazioni antimafia. Tra queste ricordiamo quelle espresse dall’Associazione Nazionale Antonino Caponnetto attraverso la lettera scritta dalla segreteria nazionale di Simona Ricotti, in cui esprime “indignazione e preoccupazione sia sotto il profilo dell’ordine pubblico per quanto potrà accadere questa sera durante lo svolgimento di questo anomalo e pericoloso concerto, sia per il messaggio perverso e diseducativo che esso potrebbe trasmettere alla gioventù locale, dal momento che il concerto rischia di trasformarsi in una vera e propria celebrazione della mafia”.

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