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"Sto aspettando che si muova qualcosa per Attilio. Sono giorni di attesa, di speranza, di ansia. Spero vivamente che stavolta nessuno ci neghi la verità!". Così si è espressa su Facebook Angela Manca, mamma di Attilio, il giovane urologo trovato morto a Viterbo la mattina del 12 febbraio 2004. Da oltre 18 anni, i genitori di Attilio Manca si battono per fare luce sulla morte del proprio caro. Hanno sempre denunciato una messinscena - l'overdose da eroina - per mascherare un omicidio di mafia. Le indagini fin qui svolte hanno però sempre escluso un collegamento col caso Provenzano. Si tratta di uno dei misteri più agghiaccianti d'Italia, ma il 4 giugno di quest'anno ANTIMAFIADuemila aveva rivelato l'esistenza di un'intercettazione di fine 2003 in cui i gregari di Bernardo Provenzano, allora ancora latitante, avevano detto che bisognava "fare una doccia" ad un medico, di cui non viene mai fatto il nome, per aver negato le cure al boss.
In quel periodo, Provenzano aveva bisogno di un medico a causa di un tumore alla prostata. Tempo dopo, sarebbe andato a Marsiglia, per un intervento chirurgico. Forse, Attilio Manca si sarebbe rifiutato di curarlo prima della trasferta in Francia? La tesi viene rilanciata dal legale della famiglia, l'avvocato Fabio Repici, che presto presenterà un'istanza di riapertura del caso alla procura di Roma, oggi diretta da Francesco Lo Voi. Al centro della nuova istanza, l'intercettazione, che sarebbe stata fatta dalla procura della Capitale nell'ambito di un'indagine sulla cattura del superlatitante. Il dialogo captato dalla Dia è fra sei o sette uomini, tra cui anche uno dei fedelissimi di Provenzano, Giuseppe Lo Bue. "Per l'ennesima volta sono dei giornalisti a supplire alle inerzie di organi istituzionali", aveva detto l'avvocato Repici, richiamando le parole del collaboratore di giustizia Carmelo D'Amico: "Nelle sue dichiarazioni sull'omicidio di Attilio Manca, recentemente dichiarate attendibili anche dalla Corte di appello di Reggio Calabria che ha condannato per associazione mafiosa Rosario Cattafi - ha detto il legale - ha spiegato che l'assassinio dell'urologo barcellonese è un delitto compiuto in sinergia da Cosa nostra e da apparati deviati dello Stato, in uno scenario tipicamente piduista". Repici aveva annunciato che avrebbe chiesto un appuntamento al procuratore Lo Voi: "Gli consegnerò una denuncia nella quale compariranno tutti gli elementi raccolti in questi ultimi tempi. La verità sul caso Manca è nascosta anche fra le pieghe degli archivi giudiziari nei quali riposano sotto tonnellate di polvere i misteri sulla latitanza di Bernardo Provenzano in provincia di Messina".

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