Nel libro di Sandra Rizza una fotografia "immaginaria, ma reale" sul nostro presente
Nell'anno del trentennale delle stragi, con le elezioni palermitane che hanno proposto più volte il tema della "questione morale", dopo gli endorsment a favore del sindaco eletto Roberto Lagalla di due condannati per fatti di mafia come l'ex Presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro o l'ex senatore Marcello Dell'Utri, il primo romanzo di Sandra Rizza, "Nessuno escluso" (ed. Ianieri), diventa un libro di altissima attualità.
Perché in questa storia, più o meno immaginaria, di una famiglia che viene frantumata nel momento in cui il dottor Mario Martellini, primario di Cardiochirurgia all’Ospedale Civile e candidato in politica, viene arrestato per mafia ci sono tantissimi spunti di riflessione per interrogarsi su ciò che sta avvenendo oggi nel nostro Paese.
Ci sono i giochi di potere, i conflitti interiori, le logiche opportunistiche, le complicità, le indifferenze, analizzate con l'utilizzo di personaggi d'alto profilo, ed apparentemente insospettabili.
Sandra Rizza, cronista di giudiziaria, cresciuta con L’Ora e poi firma del Fatto Quotidiano, riesce a rappresentare una fotografia immaginaria, ma al tempo stesso reale del nostro Paese.
Tutto accade in una città importante. Pensi a Palermo, ma può essere benissimo una qualsiasi città italiana. Perché le mafie oggi non sono un fenomeno meridionale, ma sono presenti ad ogni latitudine.
In particolare il focus è su quella borghesia mafiosa che è disposta a tutto pur di arrivare al proprio obiettivo. Ed è in quel momento che senti più volte "il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” di cui parlava Paolo Borsellino e che spesso, in questi anni, si è più volte manifestato.
Se ci si lascia trasportare tra i vari personaggi non si può non interrogarsi su sé stessi, mettendosi in discussione. Perché il confine della "mafiosità" è spesso labile e le logiche che vengono proposte nel libro sono reali e concrete.
Quante volte in questi anni è capitato a chi rappresenta la giustizia di scegliere se contestare il reato di concorso esterno o favoreggiamento? Quante volte si è scelto anche di giocare al ribasso per seguire logiche di opportunità o carrierismo? Quante volte la politica ha tentato di mettere pressione sulla magistratura? Quante volte in Parlamento si è intervenuti sul piano legislativo cambiando le regole del gioco con l'intento di "salvare" questo o quell'imputato eccellente?
Lo scenario proposto dalla giornalista passa attraverso questi quesiti, perché è proprio quel che accade nella storia. Nel mezzo ci sono anche tradimenti, drammi personali e ciò che è giusto o sbagliato cambia via via forma nell'evoluzione dei personaggi.
Quella sensazione di "compromesso morale" è la stessa che respiriamo in questi anni post stragi che stanno portando il Paese Italia dal revisionismo alla restaurazione e rimozione dei fatti. Si perdona tutto. E ci si interroga, su come sia possibile. E forse la risposta è nelle parole del senatore Ettore: "Io credo che questo sia solo l’inizio di una nuova stagione... Non posso ancora sapere verso cosa ci muoviamo, ma penso che sarà qualcosa di definitivo. Cara Simona, vogliono farci credere che la mafia è finita. Ho fatto un giro di telefonate, pare che anche i nostri si siano convinti che non c’è più ragione di mantenere in vita una configurazione giuridica come il concorso esterno in associazione mafiosa, che finora è stato indispensabile per combattere la criminalità organizzata, ma soprattutto i suoi complici in doppiopetto, quelli che alimentano e nutrono la mafia, consentendo ai padrini e ai loro capitali di mimetizzarsi nei circuiti legali. Insomma, è la fine della stagione dell’emergenza antimafia". E quindi l'amara considerazione: "Ma dov’è la coscienza critica? Sono tutti consenzienti, o per indifferenza, o per paura, o per impotenza... oppure per convenienza! L’Italia è rassegnata, o forse persino compiaciuta: non si ribella! A parte qualche magistrato, qualche giornale, qualche isolata denuncia, dov’è il movimento di opinione che si oppone al nuovo fascismo mafioso? Sono tutti allineati e coperti. Tutti zitti, tutti fermi. Tutti colpevoli. Nessuno escluso”.
Tra nuove norme sull'ergastolo ostativo, riforma della giustizia, e affini dite voi se un'analisi simile non è così amaramente attuale.