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Fino all’ultimo ha lottato per ottenere la verità sulla strage marittima che nel '91 costò la vita al padre e ad altre 139 persone

Sabato mattina, all’età di 56 anni e dopo una lunga malattia, è morto a Milano Angelo Chessa (in foto), il leader dei familiari delle vittime della strage Moby Prince  e presidente onorario dell’associazione 10 aprile.

Chessa, medico presso l’Ospedale San Paolo di Milano, era il figlio di Ugo Chessa, il comandante del traghetto Moby Prince, morto insieme ad altre 139 persone nel famoso incidente marittimo avvenuto il 10 aprile del 1991.

Oggetto di una commissione d’inchiesta alla Camera dei Deputati e di altre due presso la DDA di Firenze e la Procura di Livorno, ancora oggi, il disastro della Moby Prince, rimane il più grave e misterioso incidente nella storia della marineria italiana.

Nella tragedia avvenuta il 10 aprile del ‘91, il traghetto dell’armatore campano Vincenzo Onorato, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo a 2,7 miglia dalla costa. Nel tragico incidente morirono 65 membri dell’equipaggio e 76 passeggeri, lasciando in vita Alessio Bertrand, unico superstite della strage. Salvo l'intero equipaggio della nave Agip.

Una vita, quella di Angelo Chessa che, insieme a quella del fratello Luchino e degli altri parenti delle vittime, si è svolta nelle aule di giustizia nel tentativo di ottenere una ricostruzione attendibile del tragico evento.

Luchino Chessa, in una nota firmata anche da Nicola Rosetti, presidente dell'associazione 140 familiari vittime Moby Prince, dichiara:La sua scomparsa ci distrugge. 31 anni di battaglie in cui Angelo, sempre in prima linea, ha combattuto con forza insieme a tutti quelli che si sono avvicinati alla storia del Moby Prince”.

Infatti, Luchino, insieme ai familiari della tragedia marittima, è sempre stato al fianco di suo fratello Angelo nel tentativo di ricostruire quanto accaduto la notte del 10 aprile del ‘91.

Una vera e propria missione, raccontata anche dal giornalista Rai Paolo Mastino nel suo documentario “Buonasera Moby Prince”; un racconto che intende presentare le fasi più importanti che hanno caratterizzato le varie inchieste degli ultimi trent’anni.

Parole di cordoglio anche dal mondo della politica attraverso le parole del deputato Pd Andrea Romano che, dal proprio canale Instagram, dichiara: “Questa mattina ci ha lasciato prematuramente Angelo Chessa, animatore dell'associazione '10 aprile’ che insieme all'associazione 'Io sono 141' (promossa da Loris Rispoli) ha tenuto viva per decenni la memoria delle vittime della Moby Prince e la battaglia per la verità su quella tragedia.” - continua - “Una notizia tristissima: innanzitutto per i familiari di Angelo, a cui va il mio abbraccio più sincero; per coloro che hanno condiviso lo straordinario impegno dei familiari delle vittime della Moby Prince. Avrei voluto che tra qualche mese ci fosse anche Angelo, insieme agli altri familiari delle vittime della Moby Prince, ad accogliere, commentare e forse anche criticare i risultati del lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Moby Prince che saranno resi pubblici al termine della legislatura. Anche perché in questi anni, e in particolare da quando la Camera dei Deputati ha deciso di avviare una nuova commissione d'inchiesta, il contributo di Angelo è stato fondamentale per impostare e sviluppare il nostro lavoro d'inchiesta. Continueremo a lavorare nel ricordo di Angelo Chessa, di suo padre Ugo e di sua madre Maria Luisa e di tutte le vittime di quella tragedia ingiusta”.

Cordoglio espresso anche dall’Amministrazione comunale e dal Sindaco di Livorno Luca Salvetti: “La scomparsa di Angelo Chessa sarà un ulteriore stimolo per l'Amministrazione per non dimenticare, nè ora nè mai e per stare al fianco dei familiari delle vittime del Moby nell'inseguire giustizia e verità”.

Significativo l’ultimo intervento di Angelo Chessa il 6 ottobre del 2021, data in cui si è svolta l’audizione nell’attuale commissione d’inchiesta presso la Camera dei Deputati. Chessa, infatti, riassume la tragedia del Moby Prince come “uno dei più grossi depistaggi giudiziari dopo quello di Ustica”.

Una ferita mai completamente rimarginata che, nonostante gli anni trascorsi, ha sempre motivato Angelo Chessa a dover collaborare con i magistrati nel tentativo di far luce sui misteri che ruotano attorno alla strage del Moby Prince.

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