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elsadi pettinari asaknews

Due giornalisti di AskaNews scoprono “Le parole inascoltate” di Falcone

Una puntata ricca di ospiti oltre che di contenuti quella trasmessa da StudioNews in collaborazione con AskaNews il giorno successivo al trentennale della strage di Capaci. Un appuntamento con l’informazione, quella di StudioNews, interessante perché capace di consegnare al pubblico il valore prezioso ed insostituibile del giornalismo d’inchiesta.
Come dicevamo, tantissimi i personaggi presenti per accompagnare la conduzione di Patrizia Barsotti e Andrea Iannuzzi, tutti insieme per raccontare le stragi del ’92 attraverso l’ausilio di nuovi contenuti editoriali.
Il direttore di AskaNews Gianni Todini, il giornalista Francesco Vitale (caporedattore Cronaca del Tg2), Nicola Pellicani, componente della Commissione Bicamerale Antimafia e l'attrice Daniela Giordano che ha interpretato il ruolo di Agnese Borsellino nella fiction dedicata al magistrato Paolo Borsellino; sono solo alcuni dei nomi che nella decima puntata di StudioNews, a trent’anni dalle stragi di mafia, hanno partecipato alla disamina di nuovi elementi che raccontano le difficoltà che hanno caratterizzato gli ultimi anni della vita di Giovanni Falcone
Gli autori che hanno diffuso il documento inedito e risalente al marzo del 1989, sono i giornalisti di AskaNews Serena Sartini e Andrea Tuttoilmondo. Si tratta di una registrazione audio di Giovanni Falcone che, parlando con altri funzionari di polizia giudiziaria, descrive la capacità mafiosa di contrastare l’azione dello Stato in modo pericoloso ed efficiente.
Ad accompagnare le analisi sul ritrovamento di questa straordinaria registrazione, anche quelle di Patrizia Landini, direttrice di ViaVai.TvAaron Pettinari caporedattore di Antimafia Duemila e Jamil El Sadi portavoce del movimento giovanile Our Voice.
Non c’è un omicidio sbagliato, finora, in seno a Cosa nostra. Quando venne ucciso Dalla Chiesa, tutti dissero ‘hanno commesso un errore storico’. Quando vennero uccisi Chinnici, Montana e Cassarà tutti dissero, ‘anche questo, un altro errore storico’ ” - continua - “Non hanno mai sbagliato, hanno sempre indovinato. Colpendo al momento giusto hanno dimostrato, oltre alla ferocia e alla determinazione, l’assoluta conoscenza di notizie di prima mano”.
Queste le parole del giudice Falcone nell’audio rinvenuto dai due giornalisti e utilizzate per descrivere i sospetti maturati sia sulle tempistiche che sulle scelte omicide perpetrate dalla mafia nei confronti dello Stato.
Uno stralcio che, come dichiarato dal direttore di AskaNews Gianni Todini, entrerà a far parte di un più ampio progetto, una raccolta pensata per essere presentata al pubblico attraverso un podcast dal titolo: “Le parole inascoltate”.

Ad agire è stata solo la mafia?
Alle dichiarazioni di Todini si accompagnano anche quelle del giornalista Tuttoilmondo che spiegando le nozioni utilizzate da Falcone per descrivere la presenza capillare della mafia nel tessuto sociale siciliano ed in particolar modo in quello palermitano, ricalca anche il riferimento descritto sempre dal giudice Falcone sulle inimicizie che l’avrebbero portato a doversi confrontare con il “tradimento per eccellenza”, come lo definisce lo stesso giornalista, da parte del Csm quando nega la nomina di Giovanni Falcone a capo dell’Ufficio Istruzione, preferendo per questo il giudice Meli sulla base dell’anzianità. In particolar modo, Andrea Tuttoilmondo, spiega il peso ed il significato delle parole “La mafia ha notizie di prima mano” come capacità da parte dell’organizzazione criminale di essere sempre aggiornata, anche in modo repentino, sui vari spostamenti effettuati  da personaggi chiave nella lotta alla mafia. Partendo da questo punto, il giornalista di Askanews si chiede: “Ad agire è stata solo la mafia?”.
Dallo stesso punto continua il caporedattore di ANTIMAFIADuemila Aaron Pettinari quando ricorda il fallito attentato all’Addaura ai danni di Falcone. “Nel giugno del 1989 si verificherà il fallito attentato all’Addaura, anche in quel caso con notizie di ‘primissima mano’ e questo perché nessuno sapeva che in quel giorno Falcone avrebbe fatto il bagno con i colleghi svizzeri, ciò nonostante, qualcuno posiziona una borsa piena di candelotti”.

L’ipocrisia istituzionale che non indigna
Inaccettabile che una parte di verità, quasi certamente quella più importante, ancora non sia stata trovata a distanza di trent’anni. In compenso, durante tutto questo tempo, molto è stato perso, soprattutto la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.
Una fiducia disattesa da uno Stato che, nel susseguirsi dei vari governi, in tutti questi anni, non si è mai preoccupato di posizionare ai primi posti della propria agenda politica una lotta alla mafia capace di qualificarsi come seria, concreta, coerente e, soprattutto, che non concentrasse la propria attività su comode, formali e luccicanti passerelle.
Incapace di ripulire se stessa, come ribadito da Jamil El Sadi e sottolineato successivamente da Aaron Pettinari, la politica italiana non si è mai avulsa da tutto ciò che l’ha irrimediabilmente e pesantemente danneggiata.
Com’è possibile che dopo trent’anni da quel terribile ‘92, ci siano ancora personaggi come Totò Cuffaro, Marcello Dell'Utri e tanti altri che vengono in Sicilia a dettare l’agenda politica?” - continua - “Per me che da giovane devo andare a votare è uno scandalo. Che fine ha fatto il movimento morale e culturale chiesto da Paolo Borsellino?” Alle parole di Jamil seguono anche quelle del Caporedattore di Antimafia Duemila Aaron Pettinari che dichiara: "Bisogna far sì che la politica conceda gli strumenti giusti in Parlamento. In questo momento è in discussione una legge sull’ergastolo ostativo, una legge voluta da Falcone e che non può essere smantellata permettendo che le collaborazioni con la giustizia vengano colpiteNon è possibile che la società civile, insieme ai magistrati, sia dovuta intervenire per una riforma della giustizia che, parlando di improcedibilità, la scorsa estate aveva persino inserito i reati di mafia”.

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