La struttura era nota alle forze dell’ordine, in passato era già stata sequestrata ad un’altra cosca
Nell’era dei Narcostati e di una globalizzazione criminale che non conosce confini, importanti capitali finanziari hanno trovato terreno fertile per assumere, contrariamente alla loro natura, una parvenza quantomeno lecita attraverso un massiccio riciclaggio di denaro. Tutte dinamiche che hanno consentito alla ‘Ndrangheta di poter diventare una tra le organizzazioni criminali più potenti al mondo.
Una supremazia, quella della ‘Ndrangheta, che non risparmia nessuno, piccoli comuni compresi. Un chiaro esempio viene certamente rappresentato da San Giorgio Morgeto, un piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, le cui anime, poco più di 3.000, devono fare i conti ogni giorno con le difficoltà tipiche di chi è costretto a subire, oltre all’incubo della recessione economica, anche quello delle organizzazioni criminali.
Lo sapeva bene anche un imprenditore del posto che attraverso il suo coraggio e la sua determinazione ha permesso alla macchina della giustizia di mettersi in moto.
L’imprenditore, gestore di una struttura ricettiva già provata dagli effetti economici del covid, messo alle strette, decide di denunciare nel tentativo di strappare dalle mani della ‘Ndrangheta il suo Albergo; una struttura già sequestrata nell'aprile del 2018 perché frutto dei proventi illeciti della cosca "Raso-Gullace-Albanese".
Come risultato delle indagini, cinque persone ritenute vicine alla cosca Facchineri di Cittanova e San Giorgio Morgeto, sono state arrestate dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria.
Con l’accusa di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di beni, estorsione, ricettazione e detenzione ai fini di spaccio per ingenti quantità di droga, la giustizia ha affermato la sua presenza anche e soprattutto grazie al contributo di un imprenditore che, essendo deceduto per covid, non vedrà mai il frutto del suo coraggio.
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