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 Presente anche Roberto Lagalla, “non imbarazzato” di essere sostenuto da uomini in odor di mafia

Occorre che collabori con la giustizia qualcuno esterno alla mafia, a Cosa nostra, e che certamente ha fatto quelle stragi con una mano esterna, grazie ad una convergenza di interessi che certamente c’è stata. Non avrò pace fino a quando non sarà scoperto tutto”. Sono le parole di Pietro Grasso, ex Presidente del Senato, raggiunto oggi pomeriggio dai nostri microfoni al Foro Italico di Palermo durante l’evento organizzato da La Repubblica: "1992-2022 30 Anni dalle Stragi Falcone e Borsellino". Un evento in cui artisti, magistrati, intellettuali, politici, giornalisti hanno ricordato quei tragici giorni del 1992, in particolare modo il 23 maggio. Sul palco si sono susseguiti gli interventi di Lirio Abbate, Stefania Auci, Carlo Bonini, Maurizio De Lucia, Mario Di Caro, Maria Falcone, Leo Gullotta, Carmelo Lopapa, Maurizio Molinari, Salvo Palazzolo, Pif, Salvo Piparo, Stefania Prestigiacomo, Giuseppe Provenzano e Conchita Sannino.
Ma fare memoria significa anche tutelare la legislazione antimafia ispirata dagli ideali dello stesso Giovanni Falcone. Tanti sono i tentativi posti in essere per cercare di riformare questa legislazione, unica al mondo. Senza comprenderne, però, i rischi e i pericoli. “Purtroppo, ci sono delle sentenze della Corte costituzionale che vanno in senso contrario pensando che per esempio la collaborazione in maniera assoluta, come presunzione assoluta, non può essere elemento per evitare impedire i benefici ai mafiosi o a coloro che sono detenuti - ha continuato Grasso -. Sto lavorando, ed è ancora in discussione, su un disegno di legge volto a fissare dei paletti fermi, affinché pur rispettando la sentenza della Corte costituzionale il completo abbandono di Cosa nostra possa essere la forma per ottenere anche il più piccolo beneficio”.


grasso piero paolo bassani 1


A conclusione dell’intervista, Pietro Grasso ha voluto sostenere ed incoraggiare un corteo giovanile, artistico e popolare - quello promosso dall’ass. Universitaria Contrariamente e da Our Voice - che domani 23 maggio partirà alle ore 15:00 dalla facoltà di Giurisprudenza di Palermo (Via Maqueda, 172) e si concluderà nei pressi dell’Albero Falcone in via Notarbartolo. Un corteo volto a distruggere il frastuono della retorica e l’ipocrisia delle passerelle politiche che rendono la commemorazione un ricordo sterile. Un corteo per fare memoria dei trent’anni che ci separano da quel terribile 23 maggio 1992 in cui un ordigno venne azionato dalla mafia - e non solo - e un tratto di autostrada dilaniandosi inghiotti le vite di 5 servitori dello Stato.
Fanno bene questi giovani. Io sono d’accordo con loro - ha affermato Grasso -. È bene che anche le istituzioni abbiano un pungolo. Questi studenti fanno bene perché vuol dire che questa città non è rassegnata non è indifferente. Questa voce dei giovani mi dà speranza per il futuro”.
Ora non resta che vedere se durante il corteo di domani pomeriggio - unico organizzato per l’occasione - si presenteranno le istituzioni e, in particolare, i candidati sindaci della città di Palermo i quali, per strategie o per sentimento (non spetta a noi giudicare), si apprestano a non perdere un evento commemorativo: vero ago della bilancia delle amministrative a Palermo.

Il frastuono della retorica
A prendere parte all’evento di questo pomeriggio è stata anche la politica. Presenti fra il pubblico, ad esempio, c’erano due dei candidati sindaci alle amministrative di Palermo: Franco Miceli (centrosinistra) e l’ex magnifico rettore Roberto Lagalla, candidato del centrodestra sostenuto da uomini condannati per mafia come Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri (il primo per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo per favoreggiamento: entrambi pena scontata). Soggetti che si sono spesi in primissima persona per appoggiare la candidatura di Lagalla a sindaco di Palermo. 
"Io non ho niente contro Cuffaro e Dell'Utri, hanno scontato la loro pena. Ma una terra come la nostra, che ha visto una politica per decenni collusa con la mafia, e non serve ricordare tutto quello che hanno fatto i vari Ciancimino e Lima, non può permettersi politici che non abbiano una storia limpida e adamantina. E con tutto il rispetto, Cuffaro e Dell'Utri limpidi e adamantini non sono”, ha detto la professoressa Maria Falcone, sorella del giudice e fondatrice dell’omonima Fondazione, dal palco dell’evento.
Lagalla non demorde, rimane seduto assieme ai suoi collaboratori e ai nostri microfoni dice di non provare “nessun imbarazzo” nell’essere sostenuto (nella candidatura a nuovo sindaco di Palermo) da uomini in odor di mafia, aggiungendo poi che “l’antimafia non è né di destra né di sinistra. L’antimafia non può dare patenti di assoluzioni o di condanna. L’antimafia è delle persone oneste che non hanno nulla da nascondere. Ho fatto attività antimafia per tuta la mia vita da professore educando i giovani alla rettitudine a dei comportamenti. Ho fatto onestamente il lavoro di assessore, di rettore e di consigliere nazionale nel CNR. Sono una persona che non ha mai avuto condizionamenti e non comincerà certamente da oggi”. E ancora: “Ai miei ragazzi ho insegnato sempre attraverso l’esempio personale e la testimonianza delle azioni concrete ho sempre indicato da che parte stare”.
Ma nel momento in cui gli abbiamo dato la possibilità di esprimersi in maniera chiara prendendo le distanze da soggetti in odor di mafia, ecco che Lagalla tergiversando ha risposto dicendo che certamente ne prende le distanze, ma “non saranno opinioni di singole persone a condizionare il mio lavoro di una vita”.
E una sentenza?
Attendiamo ancora risposta dal magnifico rettore.

Foto © Paolo Bassani

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