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Bella iniziativa a Partinico, alla sala Gianì, per ricordare il 44° anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato. Ad organizzarla, l’Auser, (Autogestione dei Servizi per la solidarietà), Libera Università popolare “Danilo Dolci”, un’associazione di volontariato, nata nel 2002, che si occupa, su scala nazionale, della valorizzazione delle persone e delle loro relazioni, richiamandosi all’equità sociale, al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, alla tutela dei diritti, allo sviluppo delle opportunità e dei beni comuni. Salvo Vitale ha fatto una ricostruzione storica del territorio di Cinisi, a partire dagli anni ’50, quando venne decisa l’ubicazione e la costruzione dell’aeroporto di Punta Raisi in una lingua di terra tra Monte Pecoraro e il mare, a seguito di pressioni politico-mafiose che portarono alla scelta di questo sito, anziché di quello, più favorevole, nella piana di Bagheria. Ha ricordato che nella data odierna ricorreva cinquantesimo l’anniversario della tragedia aerea di Montagnalonga,  (5 maggio 1972) allorchè  un DC 8 dell’Alitalia, sulla linea Roma Fiumicino-Palermo, poco prima dell’atterraggio si schiantò sulla cima della montagna tra Cinisi e Carini causando la morte dei 108 passeggeri e dei 7 membri dell'equipaggio. Non meno importante l’altra tragedia del 23 dicembre 1978, allorchè un altro aereo Alitalia precipitò in mare, sulle coste di Cinisi, in fase di atterraggio, causando la morte di 108 passeggeri, compresi i 5 membri dell’equipaggio, e il miracoloso salvataggio di altri 21, grazie all’intervento dei pescatori di Terrasini. Sul finire degli anni ’50  la mafia di Cinisi, attraverso il passaggio di comando da Tomasi Impastato a Cesare Manzella, cognato di Luigi Impastato, vive uno scontro interno alla “prima guerra di mafia” tra i Greco e i La Barbera, dove Manzella, nel 1963 viene fatto saltare in aria col suo fattore, con l’esplosione della sua Giulietta. L’eredità è raccolta da Gaetano Badalamenti che, nello spazio di pochi anni riesce a pacificare le varie famiglie e a ricostruire la “cupola”, ovvero l’organizzazione di vertice dei principali mafiosi siciliani, della quale egli è il capo, dal 1970 al 1978, anno in cui viene ucciso Peppino Impastato e in cui Badalamenti è “posato”, sostituito da Michele Greco e poi da Totò Riina.


strage montagnalonga pb


Nato in una famiglia mafiosa, Peppino, sin dalla sua adolescenza, ha il coraggio di rompere con la cultura familiare: le sue prime esperienze politiche lo portano nella militanza nel PSIUP e nell’organizzazione delle lotte dei contadini di Punta Raisi contro il progetto di costruzione di una terza pista, ideata per far fronte al forte vento di scirocco che impediva gli atterraggi. Il ’68 è anche l’anno in cui esplode la contestazione giovanile studentesca con l’occupazione delle università e la nascita di una serie di gruppi extraparlamentari di sinistra, nel più importante dei quali, “Lotta Continua”, Peppino e il suo gruppo si riconoscono. L’attività politica di Peppino non si ferma e procede con denunce contro le speculazioni politico-mafiose, con l’organizzazione degli edili e con la creazione del Circolo Musica e Cultura, vero centro di promozione di attività culturali e di formazione politica nel territorio stagnante di Cinisi. 
Faro Di Maggio, anche lui compagno “storico” di Peppino, ha parlato dell’ultima esperienza, relativa alla fondazione di Radio Aut, dell’attività di controinformazione e dello strumento della satira politica usato dall’emittente per denunciare personaggi e speculazioni mafiose sul territorio. Nel ricordo di Faro anche l’ultima sera tra l’8 e il 9 maggio, quando Peppino scomparve e venne ritrovato a brandelli sui binari della ferrovia Palermo-Trapani e il depistaggio delle indagini, condotto dall’allora maggiore Subranni, sino al momento in cui il giudice Rocco Chinnici non diede il giusto indirizzo, accogliendo le indicazioni dei parenti e dei compagni di Peppino. Nel tracciare le fasi del lungo percorso giudiziario durato 22 anni Salvo Vitale ha richiamato il tema dell’incontro, ovvero “Legalità e ribellione in Felicia e in Peppino Impastato”, soffermandosi sulla figura di Felicia, sulle sue scelte coraggiose, sulla sua costante richiesta di giustizia e non di vendetta, e quindi sulla sua scelta di “legalità”, solo in apparenza contrastante con le azioni di “ribellione” di Peppino, che invece rappresentano il momento della valutazione critica dei limiti della società, per un suo radicale cambiamento e quindi sono complementari con le scelte della madre.

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