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È dal 2000 che convivo con gli attacchi politici alle mie inchieste. Ma mai si era arrivati a livello tale da toccare la sfera personale"

Il mio caposcorta ha scoperto tre persone che mi seguivano e mi riprendevano durante un incontro con una fonte. Su questo indaga la Digos. Ma è la testimonianza che in questo periodo c’è un pericoloso e continuo attentato alla libertà di stampa cercando di colpire le fonti del giornalismo d’inchiesta. È successo con la sentenza del tar che vorrebbe che rendessimo ostensibili le fonti degli enti locali consultati nel corso di un’inchiesta su un avvocato della Lega”. Sono state queste le parole di Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione di inchiesta Report, in un'intervista a Klaus Davi pubblicata su 'La Notizia'.
Rispondendo alle domande, il giornalista ha parlato anche degli attacchi di matrice politica alle sue inchieste e al lavoro di Report: “È dal 2000 che convivo con gli attacchi politici alle mie inchieste. Più si alzava il livello delle inchieste, più si alzava il livello degli attacchi. Ma mai si era arrivati a livello tale da toccare la sfera personale. L’ho percepito come un segnale di disperazione di chi non sapeva più quali armi usare. L’amarezza è che gli attacchi alla sfera privata sono arrivati contemporaneamente al progetto di omicidio che mi ha visto coinvolto e per il quale sono finito sotto scorta".
Per Ranucci si è trattato di una vera e propria "campagna di diffamazione, un vero progetto di sostituzione di un conduttore di un programma del servizio pubblico. Ci sono mandanti ben precisi che lungo la strada hanno trovato complici, galoppini, di diversa origine tra loro e spinti da motivazioni diverse, ma tutti avevano come unico obiettivo colpire il sottoscritto e l’indipendenza di un programma che tra pochi mesi compirà 25 anni di messa in onda”.
Le ragioni di tali attacchi per Ranucci sono chiare: "Il giornalismo d’inchiesta non viene digerito. La politica non ha mai amato il giornalismo d’inchiesta”.
Indubbi sono i danni e gli effetti di tale campagna: "Il prezzo pagato è che ho tolto tempo prezioso al mio lavoro. Anche alle persone a cui voglio bene. Sono stati attacchi talmente scomposti, che tutti hanno capito quanto fossero falsi e strumentali. E chi mi attaccava ha ottenuto un effetto completamente opposto da quello che sperava".
Ricordiamo che a inizio del mese la Rai, in una nota, ha comunicato la conclusione dell'istruttoria "dell'Internal Audit sulla segnalazione relativa a Sigfrido Ranucci. Con riferimento alle asserite acquisizioni di filmati con pagamenti irregolari e all'attività di dossieraggio, dopo una attenta e puntuale disanima riferita agli anni 2013-2021, la segnalazione non ha trovato alcun riscontro. Quanto al contenuto dei messaggi scambiati con componenti la Commissione parlamentare per l'Indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, l'Azienda, alla luce dell'accertata violazione del Codice Etico e valutate le circostanze, ha proceduto al formale richiamo del Dottor Ranucci all'osservanza dei principi etici e di comportamento aziendali, nonché dei doveri deontologici cui sono tenuti i giornalisti del servizio pubblico".
Nell'intervista pubblicata su 'La Notizia', Ranucci ha parlato anche della guerra in Ucraina aggiungendo che in trasmissione si continuerà anche trattare delle organizzazioni criminali di stampo mafioso: “Continueremo a trattarla la mafia. Anche se la mafia militare è stata sconfitta, è rimasto il metodo mafioso che è più insidioso perché devi avere gli strumenti giusti per individuarlo e difenderti”.

Foto © Imagoeconomica

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