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Applicata la misura interdittiva per il rettore e per prorettore vicario

Concorsi interni pilotati da un'“associazione a delinquere dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione”, selezioni in cui sono stati favoriti gli amici e anche i figli di parlamentari e politici importanti della Regione Calabria, ma anche automobili e carte di credito dell’università utilizzate per motivi personali. Sono questi alcuni dei particolari che emergono dall'operazione della Guardia di finanza di Reggio Calabria, coordinata dalla Procura, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri e denominata "Magnifica", che vede indagati altri sei professori ordinari e due dipendenti dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria e costituisce l'esito di un'indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria. Nello specifico, l'indagine coinvolge in tutto 52 soggetti e ha consentito di ipotizzare condotte illecite dal 2014 al 2020, integranti l'esistenza di un'associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali.

L'attuale rettore Santo Marcello Zimbone è stato sottoposto a misura interdittiva per la durata di 10 mesi e per il suo predecessore Pasquale Catanoso, attuale prorettore vicario, la misura dell'interdittiva è di 12 mesi. Nei confronti di quest'ultimo, il gip ha altresì disposto l'esecuzione di un sequestro preventivo del valore di circa 4 mila euro. Gli altri 4 professori ordinari coinvolti sono il professore associato del Dipartimento di architettura (ed ex direttore generale dell’ateneo) Ottavio Salvatore Amaro, il direttore del Dipartimento di architettura Adolfo Santini, il direttore del Dipartimento di giurisprudenza, economia e scienze umane Massimiliano Ferrara e il professore associato dello stesso Dipartimento di giurisprudenza Antonino Mazza Laboccetta. Mentre i due funzionari dell’Area tecnico-scientifica ed elaborazione dati dell’università sono Alessandro Taverriti e Rosario Russo.
Contestualmente, i finanzieri hanno dato esecuzione a decreti di perquisizione domiciliare e personale nei confronti di altre 23 persone.
Le indagini traggono origine da un esposto, presentato alla locale Procura della Repubblica, da Clara Stella Vicari Aversa, un’architetta che ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’Università e che non era risultata vincitrice in una procedura di valutazione per un posto di ricercatore. Vicari aveva fatto in seguito ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, ma i superiori – risulta dalle indagini – le avevano suggerito di rinunciare all’azione giudiziaria e “aspettare il proprio turno” per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del Dipartimento.

Secondo gli inquirenti, i concorsi truccati riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatore, professore ordinario e associato e assegnista di ricerca, nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione. Tra gli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio c’è anche Rita Elvira Adamo, figlia dell’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo e della deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio. Secondo la Procura, dopo la segnalazione dall’ex rettore Catanoso, la figlia dei due politici si è classificata “dapprima al nono posto senza borsa”, e poi, a seguito della rinuncia di una candidata, “all’ottavo posto con borsa di studio dell’ateneo” nella selezione per il dottorato di ricerca in “Architettura e Territorio”. “In riferimento alla Adamo – è scritto nell’ordinanza del gip – dalle intercettazioni è emerso come sia stato direttamente il Catanoso a segnalarla alla Commissione e in particolare a parlare con l’Amaro (l’ex direttore del Dipartimento, ndr), affinché fosse adottato un rimedio al problema della mancata allegazione, da parte della candidata, di una documentazione necessaria alla domanda di partecipazione al dottorato. Il rettore lo esorta, infatti, a trovare una soluzione che non appaia all’esterno come un favoritismo”.

Il Gip: "Il quadro che emerge è a dir poco disarmante"
Secondo il gip Vittorio Quaranta "il quadro che emerge dalle recenti risultanze investigative è a dir poco disarmante". A proposito dell'ex rettore Catanoso, oggi pro rettore della Mediterranea, il giudice per le indagini preliminari evidenzia che "si fa fatica a credere che un uomo delle istituzioni, una delle più importanti per la crescita culturale, civile ed economica del paese, sia potuto arrivare a fare ciò che abbiamo visto con una sfrontatezza fuori dal comune. I fatti denotano mancanza di senso delle istituzioni". Nell'ordinanza, infatti, c'è scritto che Catanoso "si appropriava della provvista di denaro esistente mediante un uso sistematico per il soddisfacimento di esigenze personali e non istituzionali". Dal gennaio 2017 al luglio 2019, infatti, l'ex rettore utilizzava reiteratamente la carta per pagamenti concernenti l'acquisto di regalie con cui omaggiare i suoi conoscenti in ambito istituzionale, politico ed universitario, per trasferte verso Parigi e Roma non giustificate da impegni ufficiali ma finalizzate a far visita alla figlia, per pranzi e cene di piacere, e per l'acquisto di biglietti ferroviari e spostamenti in taxi per sé e per i suoi congiunti". Il gip è impietoso anche nel tracciare il profilo dell'attuale rettore Santo Marcello Zimbone che avrebbe perseguito "l'illecita gestione senza soluzione di continuità, avallando e garantendo ai direttori dei dipartimenti e ai docenti la conservazione delle loro posizioni privilegiate, nonchè la progressione di carriera dei candidati di volta in volta segnalati, anche mediante l'ingerenza nella formazione delle commissioni esaminatrici, composte in modo 'adeguato' al raggiungimento dei suoi obiettivi".

Sempre su Catanoso: “Egli si definisce come uomo che proviene dalla “strada” e che si è costruito in un certo modo grazie al fatto di aver saputo allacciare importanti relazioni, ma pare evidente che non abbia sviluppato la cultura del rispetto delle regole e del ruolo pubblico dallo stesso esercitato, cultura che impone l’esercizio delle funzioni solo per la realizzazione dell’interesse pubblico. Le ambizioni di potere, di crescita personale, gli hanno imposto di comportarsi in certo modo e di asservire le istituzioni ai suoi personali interessi. Si è inserito in un giro di relazioni istituzionali che gli hanno imposto di avere un elevato tenore di vita e importanti disponibilità finanziarie”. Per quanto riguarda, invece, l’attuale rettore Santo Marcello Zimbone, secondo il gip ha agito nello stesso solco del predecessore perseguendo “l’illecita gestione senza soluzione di continuità, avallando e garantendo ai direttori dei dipartimenti e ai docenti la conservazione delle loro posizioni privilegiate, nonché la progressione di carriera dei candidati di volta in volta segnalati, anche mediante l’ingerenza nella formazione delle commissioni esaminatrici, composte in modo “adeguato” al raggiungimento dei suoi obiettivi”. Anche lui “realizzava reiterate condotte di appropriazione di risorse dell’ateneo quali le autovetture di servizio per il soddisfacimento delle esigenze private, nonché di turbata libertà nella scelta del contraente nelle procedure di gara volte all’aggiudicazione degli appalti di lavori”.

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