Le parole amare del neo Procuratore generale di Cagliari: “Ciò vuol dire che le nostre sentenze non valgono niente”
"Mi indigna che persone condannate per mafia, per partecipazione esterna, per favoreggiamento aggravato, continuino a far politica e pretendano, ad esempio, di stabilire chi deve fare il sindaco a Palermo”. A dirlo è Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento, da poco nominato Procuratore generale di Cagliari, intervenendo ieri sera alla presentazione del libro “I fratelli Graviano” (Ed. Laterza) del giornalista e scrittore Salvo Palazzolo tenutasi alla libreria “Feltrinelli” di Palermo. Il riferimento è a Marcello Dell’Utri che Patronaggio ha ricordato essere stato condannato in via definitiva per concorso esterno a cosa nostra (pena scontata) anche se, ha ricordato il procuratore aggiunto, la sentenza si ferma storicamente solo al ’92 “perché per un fatto processuale non vengono usate dichiarazioni di Spatuzza che si pente successivamente”. Dell’Utri di recente è stato a Palermo e ha preso parte a un pranzo con Nello Musumeci, attuale presidente della Regione, intervenendo nelle questioni isolane interne a Forza Italia, anche se il co-fondatore del partito sostiene di aver visto Musumeci “per caso”. La “questione morale” sollevata da Patronaggio tocca però anche Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia e oggi neo segretario regionale della DC Nuova, condannato a sette anni per favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto istruttorio, tornato libero alla fine del 2015. Entrambi, sia Dell’Utri che Cuffaro, sono interdetti dai pubblici uffici. Entrambi, però, sono validi interlocutori (soprattutto) di Musumeci in vista della sua riproposizione alle Regionali. Il fatto che personaggi di questo tipo pregiudicati continuino a fare politica “indigna moltissimo” Patronaggio che ha affermato: “Ciò vuol dire che le nostre sentenze non valgono niente”.
(Prima pubblicazione: 19 Marzo 2022)
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