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Nel nisseno "non si deve fare riferimento solo al clan Madonia. Anche perché queste sono realtà multiformi e pulviscolari che poi, nel rispetto della tradizione, tendono a ricomporsi, magari con articolazioni nuove in cui una nuova alleanza può aprire nuovi scenari". Così il Presidente della Commissione nazionale Antimafia Nicola Morra, a margine delle audizioni a Caltanissetta avvenuta nella giornata di ieri. "Fatto sta che questa è una provincia con un reddito procapite fra i più deboli nel panorama siciliano - ha sottolineato - e al tempo stesso può captare, in maniera criminale, tanti fondi. Non faccio riferimento solo al Pnrr, ma anche, ad esempio, alle frodi in ambito di finanziamenti all'agricoltura con fondi europei". "Se questo è un territorio particolarmente agricolo, mi viene da pensare che anche questa possibilità non venga trascurata da chi di dovere", ha aggiunto.
Successivamente il Presidente Morra ha posto l’attenzione sul mondo dell'informazione nella provincia. "Abbiamo notato come vi possono essere delle censure preventive o filtri editoriali che possano determinare una selezione a valle su quello che deve essere pubblicato - ha detto - I giornalisti svolgono, a mio avviso, un meritevole lavoro a difesa dei valori costituzionali e democratici. Lì dove il giornalismo autentico funziona anche le pubbliche amministrazioni sentono il fiato sul collo e non possono permettersi errori. Vogliamo capire se Cosa nostra e la Stidda abbiano avuto modo di trovare una stampa compiacente o un mondo editoriale compiacente. Dinamiche che abbiamo vissuto con il caso Montante, che ancora ufficialmente è rinviabile al 416 bis, che dava l'idea di una relazionalità finalizzata a controllare l'informazione".
Quella di ieri è stata una giornata illuminante - ha commentato stamane Morra durante la seconda giornata dell’iniziativa - perché, soprattutto grazie ad alcuni degli auditi (la Prefetta Chiara Armenia, i vertici delle forze dell'ordine e della magistratura, il Procuratore capo Salvatore De Luca, l'aggiunto Roberto Condorelli e i sostituti procuratori Pasquale Pacifico e Claudia Pasciuti), abbiamo avuto un quadro verosimile della realtà nissena, che è una provincia del tutto particolare perché, per quanto piccola demograficamente e debole economicamente, presenta dei tratti di specificità della criminalità organizzata di stampo mafioso assai particolari e rilevanti".
Ma, nonostante il buon esito dell’iniziativa, “c’è molto da lavorare e c’è da ragionare con il Csm, ma anche con il Ministero, relativamente alle dotazioni organiche ma anche alla qualità e all'esperienza dei magistrati (visto che qui di fatto si viene di prima nomina e poi si scappa) è ovvio che la qualità dell'azione giurisdizionale viene ad essere indebolita da queste singolari condizioni di lavoro”, ha detto il Presidente della Commissione parlamentare Antimafia. "Abbiamo rimarcato anche - ha aggiunto Morra - come Caltanissetta sia titolata a lavorare su reati che avvengono soprattutto nell'ambito degli uffici giudiziari palermitani. Proprio per questo serve maggior qualità. Qui si sono svolti i processi per il caso Saguto, per le Stragi, per il caso Montante ma anche per esempio per la strage di Pizzolungo. E tutto questo rinvia a passaggi fondamentali nella storia di Cosa Nostra non soltanto siciliana ma anche Italiana".

Foto © Imagoeconomica

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