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Dalle prime luci dell’alba di questa mattina, oltre 150 tra Carabinieri e Finanzieri in forza ai rispettivi Comandi Provinciali di Chieti hanno dato esecuzione a 20 Ordinanze di Custodia Cautelare (18 in carcere e 2 ai domiciliari) nei confronti degli appartenenti ad una organizzazione criminale composta prevalentemente da soggetti di etnia albanese dedita al traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti e ad attività estorsive - condotte anche mediante l’utilizzo di forme violente e con l’ausilio delle armi - operante nell’area del Vastese. Contestualmente sono in corso di esecuzione decine di perquisizioni locali presso le abitazioni e gli altri luoghi nella disponibilità dei soggetti coinvolti. Le misure restrittive sono state emesse dal G.I.P. presso il Tribunale de L’Aquila Marco Billi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nella persona del Procuratore Capo Michele Renzo e del Sostituto Procuratore Stefano Gallo. Le indagini, avviate nel 2019, costituiscono il naturale prosieguo dell’operazione “Evelin” coordinata anch’essa dalla D.D.A de L’Aquila, che nel 2018 avevano portato, sempre l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza di Chieti, all’esecuzione di 20 Ordinanze di Custodia Cautelare nei confronti di diversi soggetti, correlati alla criminalità albanese, accusati di traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi, operanti prevalentemente nell’area di Vasto e San Salvo. La complessa ed articolata attività di indagine odierna ha consentito di individuare, monitorare e contrastare una diversa associazione criminale, sempre di estrazione albanese, che originariamente risultava in contrapposizione con quella smantellata con l’operazione “Evelin” e che, in un secondo tempo ne aveva preso il posto nello stesso territorio abruzzese monopolizzando in forma esclusiva e sistematica il traffico e lo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina ed eroina, anche attraverso la disponibilità e l’utilizzo delle armi. I canali privilegiati di approvvigionamento della sostanza stupefacente sono risultati essere in Calabria, attraverso accertati rapporti con esponenti delle “‘ndrine” operanti nell’area di Vibo Valentia, nonché in Emilia Romagna, Puglia e Abruzzo. Lo stupefacente veniva poi redistribuito a livello locale da una moltitudine di soggetti - di nazionalità albanese ed italiana.

Fonte: gdf.gov.it

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