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“La ‘Ndrangheta dal 70’ ad oggi interagisce con il mondo delle professioni, con la politica, con il potere economico, con le Forze dell’Ordine e con la magistratura. Questa è la ‘Ndrangheta che colpevolmente forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, storici e professori universitari hanno continuato a narrarla come una banda di sequestratori di persone. Il dato triste e che noi siamo dovuti arrivare nel 2010 dopo quarant’anni ad affermare con l’operazione ‘Crimine’ l’unitarietà della ‘Ndrangheta” e nel “mentre la ‘Ndrangheta ha comprato tutto quello che era in vendita da Roma in sù”.
E’ stata questa la spietata analisi del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri durante la presentazione del suo ultimo libro ‘Complici e Colpevoli’ tenutasi a Corridonia sabato sera assieme al professore Antonino Nicaso, coautore del libro.
Alla presenza di molti ufficiali delle forze dell’ordine e del primo cittadino Paolo Cartechini, Gratteri ha sfatato molti miti in merito alla ‘Ndrangheta, a partire proprio dalla novella secondo cui “le mafie si sono insediate al nord per colpa del soggiorno obbligato”. Ci è sempre apparsa una spiegazione “troppo semplicistica dal nostro punto di vista” , ha detto Gratteri, perché andando vedere le famiglie di ‘Ndrangheta che si sono radicate nel nord Italia  “si sono sedute al tavolo con gli imprenditori ingordi i quali hanno abbracciato la ‘Ndrangheta”.


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Gli imprenditori - ha continuato il magistrato - hanno accettato di avere pacchetti di operai sottopagati, di avere smaltimento di rifiuti al ribasso del 40%” e altre agevolazioni offerte dall’ndranghetista, il cui scopo “non era solo quello di arricchirsi ma di avviare un’interlocuzione con il potere economico del nord. Mi ricordo quando anni fa siamo andati a Reggio Emilia e abbiamo avuto un incontro con Confindustria, confocommercio e altri politici e ci siamo permessi di dire che in Emilia c’era la ‘Ndrangheta. Alcuni erano rosso paonazzo. Ci hanno detto: ‘ma come vi permettete, noi abbiamo combattuto il fascismo, il nazismo, noi sappiamo come combattere la mafia’”.
Tuttavia i fatti, come quelli portati alla luce dall’operazione Infinito-Crimine e Aemilia, hanno dimostrato come la mafia calabrese abbia saputo radicarsi nelle regioni del nord. “Le mafie non sono né di destra né di sinistra - ha continuato - le mafie cercano di capire dove tira il vento e puntano sul cavallo vincente” fanno votare il candidato che ha successo e “con il candidato poi creano una interlocuzione”.
La politica va a cercare i voti e sempre più al nord e vediamo questo abbraccio tra la ‘Ndrangheta e la politica. Ma questo abbraccio c’è soprattutto dal 1970 ad oggi quando è stata creata la Santa che è la prima dote della società maggiore che consente la possibilità per un ‘ndranghetista di far parte di un ‘locale’ e di partecipare anche a riunioni di una loggia massoniche deviate. Ecco il salto di qualità della ‘Ndrangheta”.


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Inoltre nell’immaginario collettivo se si pensa agli attentati dinamitardi a danno dei magistrati si pensa subito alle regioni del sud Italia. Tuttavia il primo tipo di questi episodi era avvenuto per la prima volta in Valle d’Aosta, “una regione dove non c’è nemmeno una corte di Appello” ha precisato Gratteri e dove ci sono locali di ‘Ndrangheta molto radicati. “Tanti anni fa, un pretore (Giovanni Selis, ndr) quindi siamo ancora con il vecchio codice”,  aveva avuto una grande intuizione, cioè che “attraverso il casino di Saint Vincent si faceva riciclaggio ed ha cominciato ad indagare ma si era trovato davanti a dei muri di gomma. Qualcuno gli aveva detto: ‘ma tu sei pazzo’. Ma lui ha insistito ad indagare ed ha cominciato ad avere i primi risconti”. Ed erano talmente fondate le sue intuizioni che una mattina va ad accedere la macchina, scoppia una bomba e si salva per miracolo. “L’indagine diventa importante, la invia alla procura della repubblica la quale ferma a questa indagine e non va avanti, lui (Selis ndr) si sente sconfitto e va in depressione, se ne esce dalla magistratura e dopo anni si suicida”. E poi ancora “quando è stato ucciso il procuratore Caccia, le prime indagini hanno portato al terrorismo, ma si è perso un sacco di tempo, poi invece si è capito che era stata la ‘Ndrangheta di Gioiosa Ionica - Bel Fiore, ha decidere di uccidere il procuratore Caccia. Era stato ucciso perché era una persona incorruttibile, era un duro, non barcollava, era un uomo tutto d’un pezzo. Quindi è questo il cartellino di presentazione della ‘Ndrangheta in Valle d’Aosta e in Piemonte e prima ancora abbiamo traccia della presenza della ‘Ndrangheta negli anni '40 in Liguria”.
Infine Gratteri rispondendo alle domande ha detto che “le mafie si possono abbattere per l’80 - 85 percento, ma sarà difficile poterla sconfiggere perché la storia ci insegna che c’è bisogno di mafia. I poteri hanno bisogno di mafia. Io penso che si potrà abbattere, ma con un sistema giudiziario diverso da quello attuale. Cioè bisogna fare tante di quelle modifiche che deve diventare non conveniente delinquere e soprattutto bisogna fare un investimento massiccio sulla cultura”.


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L’unitarietà della ‘Ndrangheta
La ‘Ndrangheta come anticipato dal procuratore Gratteri è quindi un fenomeno fortemente legato al potere. Stessa analisi l’ha fornita il professore Antonino Nicaso il quale ha detto che “le mafie, come dicono gli storici, sono fenomeni di classe dirigenti. La violenza delle mafie è quindi violenza di relazione, ed è grazie alle relazioni che le mafie son riuscite a radicarsi al nord perché hanno trovato imprenditori e politici che hanno agito secondo analisi di convenienza”. “Soprattutto nei piccoli comuni la ‘Ndrangheta - ha detto - come altre mafie, non votano in base a un’ideologia e quindi gestiscono pacchetti di voti e li spostano a seconda delle esigenze e opportunità di chi offre più cose a chi gestisce i voti. Solo così è possibile spiegare l’appoggio in Piemonte a candidati di centro-sinistra e l’appoggio in Lombardia a candidati di centro-destra. Negli anni 30 un collaboratore di giustizia descrive la ‘Ndrangheta come organizzazione unitaria divisa in tre mandamenti, montagna, ionica e piana. Era Musolino, questo collaboratore che però non venne del tutto creduto. Bisogna arrivare agli anni 90 e poi all’indagine “Crimine” per dimostrare l’unitarietà della ‘Ndrangheta e dimostrare i mandamenti. La ‘Ndrangheta è una e va immaginata come una sorta di Camera di Commercio, i locali che vanno aperti vanno autorizzati dalla casa madre e senza autorizzazione le locali sono locali bastarde. Come in Australia dove alcune hanno cominciato a operare senza sigillo di autenticità. Non c’è il capo dei capi, il capo crimine presiede ma non governa perché i locali sono autonomi ma i capi hanno obbligo di fare rapporto alla casa madre, non devono condividere profitti ma informare la casa madre. Va continuamente passata la parola e chi cerca di staccarsi dalla casa madre rischia di finire come Carmelo Novella, ammazzato in un paesino del milanese”.
(Prima pubblicazione: 13 Dicembre 2021)

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