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"A Palermo avvertivo l'omertà, il disinteresse. Dopo quelle stragi il cittadino comune si è svegliato, c'è stata una reazione, ma perché aspettare tanto?". Sono state queste le parole di Giuseppe Costanza, autista di Giovanni Falcone e unico sopravvissuto alla strage di Capaci, parlando agli studenti dell'Istituto Vittorio Veneto - Salvemini di Latina, dove ha fatto tappa per presentare la mostra "L'eredità di Falcone e Borsellino", realizzata dall'Ansa con la Direzione Generale dello studente e il ministero dell'Istruzione.
"Il silenzio è Mafia, quando vedete qualcosa che non va denunciate. E da grandi mantenetevi persone corrette, non scendete a compromessi" ha detto Costanza ricordando suoi momenti tragici di quel 23 maggio 1992 quando era seduto sul sedile posteriore, perché Falcone aveva voglia di guidare. L'ultimo scambio di battute con il magistrato è stato sulle chiavi della macchina: Costanza aveva detto a Falcone di ricordarsi di dargliele una volta arrivati, il magistrato distrattamente le aveva sfilate, facendo rallentare la macchina di qualche secondo, ma non tanto da scampare all'esplosione. "Sono gli ultimi momenti che ho memorizzato, dopo il buio. Non sapete - ha detto rivolto ai ragazzi - quanto mi hanno fatto pesare il fatto che io fossi seduto dietro, se avessi guidato io, lui si sarebbe salvato. Ne sarei stato felice, avremmo avuto un'Italia diversa, perché lui sapeva dove mettere mano".

Foto © Imagoeconomica

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