La Commissione parlamentare antimafia vuole ascoltare il 9 novembre E. L (la guida turistica del Napoletano) che nel febbraio 2013 aveva raccolto per puro caso, in un bar a Cartagena de Indias (Colombia) le parole di un certo soggetto dal forte accento calabrese, Pietro, secondo il quale il sindaco - pescatore Vassallo era stato ucciso “in accordo con la ’Ndrangheta calabrese, del cartello paramilitare del narcotraffico colombiano, capeggiato da Salvatore Mancuso Gomez” il boss di 'Ndrangheta con doppia cittadinanza (Italiana e Colombiana) al centro anche di numerose inchieste sui traffici di coca tra la ’Ndrangheta e i “paracos” delle Auc, le Autodefensas Unidas de Colombia. Si tratta di una storia rivelata dal Fatto Quotidiano domenica scorsa. Inoltre, si legge, l’ipotetico movente dell’assassino di Vassallo, è da ricercare nel fatto che il cartello colombiano voleva trasferire i suoi traffici di droga dal porto di Salerno, dove avrebbero avuto una base operativa, al Cilento, territorio ancora vergine. Vassallo, secondo questa ricostruzione, era diventato un ostacolo a questo disegno, in circostanze da chiarire. Il gruppo di lavoro è coordinato dal deputato M5S, Luca Migliorino, il quale ha poi avviato le procedure col Dap per andare a interrogare Domenico Mancuso Hoyas, cugino del boss italo-colombiano Salvatore Mancuso. Domenico Mancuso è detenuto in Italia e una informativa del Ros del 2014 lo collocava nel Cilento negli anni a cavallo dell’assassinio del sindaco pescatore. Un dettaglio sconosciuto all’epoca del colloquio tra la guida turistica e il “calabrese” che rende interessanti, e meritevoli di approfondimento, le confidenze che E. L. aveva lasciato cadere nel vuoto. Solo molti anni dopo, più precisamente nel 2020, E.L ha rievocato l’episodio probabilmente dopo aver letto gli articoli su Salvatore Mancuso e sulla decisione dell’Amministrazione Trump di negarne l’estradizione in Italia, chiesta dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che avrebbe voluto sentirlo di nuovo sui rapporti mai interrotti tra le mafie colombiane e quelle calabresi. E. L. ha già incontrato Dario Vassallo, che da undici anni si batte per non far spegnere i riflettori sull’omicidio del fratello, per informarlo dei ricordi di Cartajena. Dario Vassallo ne ha fatto menzione alla commissione parlamentare antimafia che da maggio, con la guida del deputato M5S Luca Migliorino, sta indagando sul caso. Dalle varie audizioni sarebbe emerso che più persone ascoltarono un’automobile sgommare ad alta velocità subito prima e subito dopo gli spari. Forse l’auto che partecipò all’agguato, che con le sue manovre potrebbe aver costretto Angelo Vassallo a deviare il tragitto e a fermarsi dall’altro lato della strada, contromano. A poca distanza da un silos dove un killer potrebbe aver atteso per ore senza essere visto da nessuno. Ora non resta che aspettare che la commissione senta E.L e sperare che si faccia luce su un giallo non ancora risolto.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
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