Il superlatitante Matteo Messina Denaro, 52 anni, andava spesso a Bagheria fra il 2003 e il 2004 a trovare Leonardo Greco, secondo i magistrati della Dda di Palermo storico capomafia, che tra il 2003 e il 2004 era tornato in libertà dalla casa di lavoro di Sulmona grazie ad alcuni permessi premio concessi dal magistrato di sorveglianza dell’Aquila perché, come aveva scritto il giudice: "Bisogna favorire il reinserimento nella società". Il Greco si era infatti reinserito perfettamente nella "società" e un'ulteriore conferma tra il rapporto stretto tra il superlatitante trapanese e Bagheria era data dalla presenza in zona, nel 2004, del boss Bernardo Provenzano. Gli investigatori, come scritto un articolo de La Repubblica a firma di Salvo Palazzolo, sono riusciti a scoprire gli incontri grazie all'imprenditore Carmelo Fricano - arrestato perché ritenuto prestanome dell’ergastolano Leonardo Greco - intercettato dai carabinieri del nucleo Investigativo. "Andava a rapporto da lui" ('lui' era Greco n.d.r) ha sussurrato Fricano. Inoltre, in un altro dialogo intercettato, Fricano parlava di Matteo Messina Denaro con un altro esponente mafioso mentre raccontava vecchie storie di Cosa Nostra. Questi dialoghi sono un tassello importante nel grande puzzle del mistero che compone la latitanza della Primula rossa di Castelvetrano. Perché il 2004 non è un anno a caso. E' stato anche l'anno dei pizzini fra Messina Denaro e l’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino, morto a 76 anni nel reparto Covid dell’ospedale di Catanzaro, all’epoca infiltrato del servizio segreto civile. Il padrino trapanese è latitante dal 1993 ma in un giorno di maggio del 1997 le forze della Criminalpol di Palermo hanno fatto irruzione in un appartamento al secondo piano di via Milwaukee 40 situato ad Aspra, l'unica frazione di Bagheria nella città metropolitana di Palermo, dove Messina Denaro aveva il suo covo d'amore condiviso con la giovane Maria Mesi, senza però riuscire a catturare il latitante, scomparso all'improvviso prima che gli agenti arrivassero. Il grande giallo intorno al covo è rimasto. Inoltre nello stesso anno, Vincenzo Sinacori, il grande amico di Messina Denaro diventato collaboratore di giustizia, aveva raccontato di averlo incontrato dando anche delle indicazioni sul suo volto. Infine, sempre a Bagheria, ha vissuto anche un fratello di Filippo Guttadauro, il cognato del superlatitante. La conferma l'ha data ancora una volta Fricano nel dialogo intercettato dai carabinieri: "Il fratello di Carlo (Filippo Guttadauro n.d.r) mi venne a casa, io voglio aprire una concessionaria...dice: 'Diglielo'. Gli dissi: 'Io non gli devo dire niente a nessuno... me la prendo io la responsabilità, la puoi aprire"'. Quel 'diglielo' era riferito a Matteo Messina Denaro - detentore degli indicibili segreti del suo mentore Salvatore Riina riguardanti i rapporti tra pezzi deviati dello Stato e Cosa Nostra - il quale non sembra preoccuparsi della sua ricerca, al contrario, gestisce affari e intrattiene rapporti con esponenti mafiosi di alto livello.
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