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"Il processo di Viareggio non è finito. Ci sono persone, condannate in via definitiva, che sono tra i profili più alti nell’ambito delle Ferrovie, condannati in via definitiva. Per molti di questi l'appello servirà solo per rideterminare le pene. Per Moretti ed Elia invece l'appello servirà anche per definire il profilo di colpa per la questione velocità". E' questo il commento di Marco Piagentini, rappresentante dell'associazione delle vittime della strage di Viareggio, intervenuto in seguito alla divulgazione delle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione sulla strage del 29 giugno 2009 a Viareggio, nella quale persero la vita 32 persone. 
Nella conferenza stampa ha ripercorso le varie fasi del processo: "Le sentenze di primo grado e di appello confermavano l'aggravante per i luoghi lavoro. Risulta incomprensibile come la Cassazione abbia stravolto questa verità". 
"Per arrivare a questa conclusione - ha aggiunto Piagentini, presidente dell'Associazione Il Mondo che vorrei onlus, che ha perso moglie e due figli nel disastro ferroviario - è stato fatto artificio: si è fatta filosofia del diritto per separare il rischio sul lavoro dal rischio di circolazione e questo è stato fatto per giustificare la rimozione dell'aggravante sul lavoro. Fa male a noi famigliari, fa male a Viareggio. Ma il problema è del Paese: a noi i nostri morti non ce li ridarà più nessuno, ma per l'Italia è tornare indietro di 50 anni. Di fatto si afferma che non esiste nessuna tutela per chi vive o transita vicino alla ferrovia. Questo è pericoloso per i cittadini, per i lavoratori e per tutti i processi in corso per omicidio colposo". 
Nel suo intervento Piagentini ha detto la sua sulla prescrizione che di fatto ha "salvato" alcune posizioni: "Avevamo intuito la pericolosità dell'istituto della prescrizione e infatti ne abbiamo visto gli effetti nel nostro processo. Non si può pensare che un processo, attraverso la prescrizione, venga cancellato a fronte di un accertamento della verità: questo è successo a Viareggio con i reati di incendio colposo e di omicidio colposo plurimo". "Da quello che leggiamo nelle motivazioni - ha aggiunto - la sentenza, nonostante abbia riconosciuto l'omicidio plurimo colposo, afferma che i responsabili per la legge non verranno condannati, perché la prescrizione cancella le loro responsabilità. Anche da punto di vista educativo, è profondamente ingiusto. È un clamoroso autogol della legge stessa: quando si ragiona sulla durata dei processi, chi legifera dovrebbe tenere bene a mente il caso Viareggio". 
"Moretti - ha proseguito Piagentini - ha rinunciato alla prescrizione. Nelle motivazioni si parla della rinuncia alla prescrizione di Moretti, ma la Cassazione dice che deve essere lui stesso a rivalutare la sua posizione in appello: ci aspettiamo, come da lui dichiarato, che sentendosi innocente continui a professare la sua innocenza e continui a rinunciare alla prescrizione. Vogliamo però essere chiari: esiste una condanna, anche per omicidio colposo, e la prescrizione non li ha assolti dal reato. Abbiamo inoltre letto che la corte di cassazione ha ribadito che le condanne dovranno essere rivalutate. Rideterminare vuole dire aumentare o diminuire: quello che ci auguriamo - ha concluso Piagentini - è che l'appello non diventi un mercato vacche, dove si va a contrattare gli anni di condanna. Noi saremo vigili perché questo non succeda". 
Anche secondo l'avvocato dei familiari delle 32 vittime della strage, Gabriele Dalle Luche, ha parlato di "sentenza storica, al netto della caduta dell'aggravante dell'infortunio sul lavoro, perché per la prima volta sono stati condannati vertici di aziende statali cosa che non era mai avvenuta prima. Oggi sappiamo chi sono i responsabili". 
"C'è un accertamento di responsabilità definitiva per la mancata manutenzione - ha sottolineato Dalle Luche - C'è' un profilo per il quale torneremo in appello che è quello della omessa velocità, vogliamo far accertare se anche per quel profilo si può individuare la responsabilità sia di Elia che di Moretti. Quest'ultimo è stato riconosciuto responsabile non solo come amministratore di Rfi ma anche come amministratore della holding".

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