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È scattata alle prime luci dell’alba l’operazione antidroga denominata “Drug Express”, portata a termine dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato nei confronti di un’associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con base a Milazzo ed operante nella fascia tirrenica della provincia di Messina, con articolazioni anche su Roma.
L’operazione ha visto il dispiegamento di oltre 60 tra Poliziotti del Commissariato di Milazzo e Finanzieri della Compagnia mamertina, supportati dall’ausilio delle unità cinofile della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza di Messina.
A capo dell’associazione è stato individuato il tunisino M.K. cl. 84, residente a Torregrotta (ME), destinatario di misura cautelare in carcere, coadiuvato nelle illecite attività di trasporto e smercio dello stupefacente da un articolato gruppo di pusher italiani, tutti dimoranti nella fascia tirrenica della provincia di Messina: N.S. cl. 86 (carcere), M.G. cl. 93 (carcere), L.C.L. cl. 99 (carcere), L.C.G. cl. 01 (domiciliari), N.S. cl. 91 (domiciliari), G.R. cl. 74 e S.S. cl. 96 (entrambi destinatari di obbligo di dimora).
In tutto sono quattro i soggetti destinatari dalla misura della custodia cautelare in carcere, mentre gli altri cinque membri del gruppo criminale sono stati posti agli arresti domiciliari ed altri due colpiti dall’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Inoltre le complesse attività d’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia ha consentito agli investigatori di documentare tutte le fasi dell’illecito traffico: dai viaggi per gli approvvigionamenti, al pagamento dei fornitori sino alla consegna della droga venduta.
Nel dettaglio, in soli 6 mesi effettivi di indagine, si è accertato come l’associazione criminosa, grazie ad un nutrito “portafoglio clienti”, oramai fidelizzato - tanto da avanzare richieste quasi quotidiane di droga, soprattutto di cocaina e crack - potesse vantare una presenza capillare ed avesse escogitato alcuni diversivi per non incorrere nell'eventuale sequestro di droga, in particolare attraverso il sistema delle consegne “porta a porta”, da qui il nome dell’operazione.
Oltretutto, nello specifico, i componenti della banda passavano presso le abitazioni dei singoli "clienti", alcuni dei quali già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari per altri reati, al fine di raccogliere le richieste e di conseguenza le somme necessarie per l’acquisto delle sostanze, per poi provvedere alla consegna a domicilio. Gli inquirenti hanno anche documentato l’utilizzo di un linguaggio criptico convenzionale nelle conversazioni da parte dei soggetti incriminati, come il termine “pizza” per indicare le dosi di crack, nonché la frammentazione degli approvvigionamenti di droga in quantitativi minimi, così da minimizzare i rischi ed i costi in ipotesi di eventuali sequestri, ovvero l’utilizzo, quali corrieri, di soggetti giovanissimi ed incensurati.

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