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Sotto il coordinamento della guardia costiera di Palermo sono in corso le ricerche di eventuali dispersi con l'impiego di motovedette della guardia costiera, della guardia di finanza e di Frontex. L'attività di soccorso è partita quando alle prime ore di oggi è giunta una segnalazione con telefono gsm da parte di un migrante a bordo di un barchino in difficoltà. Sul mezzo, a circa 7 miglia da Lampedusa in zona Sar (Search and rescue) italiana, veniva segnalata la presenza di circa 60 persone. Subito prima dell'inizio delle fasi del soccorso, l'unità si è capovolta, verosimilmente a causa dello spostamento improvviso dei migranti, dovuto all'elevato numero di persone a bordo e alle ridotte dimensioni del mezzo, di appena 8 metri. Sul posto sono intervenute due motovedette della guardia costiera di Lampedusa: la CP 309 e la CP 312 con team sanitario del CISOM-Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta che ha proceduto a rianimare 5 persone ed a stabilizzare una donna in gravidanza. Al momento sono stati tratti in salvo 46 migranti e recuperate 7 persone prive di vita. Alle ricerche in corso partecipano un Atr42 della guardia costiera decollato dalla base aerea di Catania e un elicottero Frontex.
Sull'ennesimo naufragio è intervenuta Open Arms Italia con la portavoce Veronica Alfonsi: "E' inaccettabile. Si continua a fare la conta dei morti come se non si trattasse di esseri umani. Prima 5, poi 7, 9 dispersi. Numeri che si aggiungono a tutti gli altri di questi ultimi mesi, senza nomi, senza identità, senza pietà, come se stessimo parlando di oggetti". "Morti non accidentali, morti provocate dall'indifferenza, dalla freddezza cinica dei governi europei che continuano a rinviare la discussione sui diritti umani e sulla protezione della vita - dice - Sono neri, sono poveri, sono vulnerabili, non contano niente per nessuno". "Ci sarebbe bisogno di altri leader politici, ma anche di cittadini e cittadine intransigenti che pretendano il rispetto della legge e dei diritti, sempre e per tutte, che ribadiscano con forza che gli esseri umani sono tutti uguali e che derogare a questo principio fondamentale, significa accettare l'abuso e la violazione dei diritti come sistema, come scelta di stato. La storia ce ne chiederà conto", conclude Alfonsi.

Foto © Imagoeconomica

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